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Per imparare il giapponese (o un’altra lingua): chi ben comincia…

Sapete come si dice: “Chi ben comincia è a metà dell’opera”. Il che vuol dire in effetti “50% del risultato con l’1% dello sforzo”… una nuova versione, ancora più ottimista, del famoso principio di Pareto. Ciò vale certamente, almeno in un certo senso, per lo studio delle lingue. E dico “in un certo senso”, perché provando a iniziare lo studio di una lingua di solito più che “cominciare nel migliore dei modi” il vero punto della questione è “non spararsi in un piede prima che cominci la gara”.

Nello studio di una lingua molto dipende dal nostro obiettivo. Una volta che abbiamo deciso di imparare una lingua, dobbiamo chiederci cosa vogliamo fare con questo “strumento” che andremo pian piano (ri)costruendo nella nostra testa. Bisogna quindi innanzitutto chiedersi, cosa vogliamo fare? Leggere manga? O romanzi? O solo chattare? O scrivere romanzi? O disegnare manga?! Oppure andare sul posto e parlare con la gente? E se è questo il caso, andremo lì per lavorare in un’università o la gente con cui vogliamo parlare popola gli izakaya nei dintorni di Kabukichou, a Shinjuku?

Potete immaginare che il linguaggio dei manga non è quello dei romanzi, né quello della vita reale… e certamente il linguaggio delle università non è lo stesso degli izakaya. Certo, si può mirare a essere all’altezza in ogni situazione, ma siamo onesti: nessuno di noi lo è nella nostra lingua, figuriamoci in una lingua straniera.

Certo però è possibile individuare delle linee guida nell’approccio allo studio della lingua… come dire: “Prima di pensare ai 100 stile libero delle olimpiadi, vediamo di imparare a stare a galla”. Ed è di questo che ci occupiamo oggi: avvicinarsi a una lingua (preferibilmente il giapponese) senza spararsi in un piede… o bucare il salvagente, vedete voi la metafora che preferite, tanto ci siamo capiti.

1. Ok, lo imparo! Ma da dove posso iniziare?!

Sebbene parlare sia importante, come spiegato nell’articolo citato, non è essenziale. Non subito almeno. Ma c’è qualcosa di davvero imprescindibile, che è anche il nostro punto di inizio con lo studio. Si può riassumere in tre semplici regole:

  1. Ascolta
  2. Ascolta
  3. Ascolta

Alcuni, come l’autore del metodo AJATT (un altro metodo che non ha nulla di innovativo, come il metodo Heisig) predicano non solo ascolto, ma anche tante altre attività da fare ovviamente sempre in lingua, una full-immersion virtuale, insomma.

Una full-immersion virtuale però non è facilissima da ottenere senza una guida (nel nostro piccolo ci stiamo provando) e non è essenziale se si è agli inizi, ma l’ascolto, quello sì, è essenziale. L’ascolto ci serve per assorbire i suoni della lingua in questione, la sua musicalità, e poi per imparare sia le prime parole che le espressioni più complesse, oltre che per scoprire e fissare in mente nuovi vocaboli con maggior efficacia rispetto allo studio di una lista.

Qualunque lingua vogliate imparare, quindi, è importantissimo partire dedicando più tempo possibile (almeno un paio d’ore al giorno) a vedere film, serie tv, anime, ecc. con i sottotitoli (che non vanno demonizzati come certi puristi fanno: all’inizio vanno benissimo, poi potrete fare senza, quando capirete abbastanza del testo).

Le canzoni non sono altrettanto consigliate perché a volte storpiano le parole, ma io vi dico… chissenefrega. La vostra pronuncia agli inizi potrà solo giovarne, proseguendo distinguerete da soli i punti “critici”. Vi piace la musica giapponese? Ascoltatene a iosa. Traducete i testi se vi va: io il giapponese l’ho imparato così.

2. Io ascolto già tanto… da dove inizio con lo studio?

Dalla scrittura. Il giapponese si scrive normalmente usando dei caratteri diversi da quelli del nostro alfabeto. È possibile indicarne il suono con i nostri caratteri (che quando sono usati così prendono il nome di “roomaji” in giapponese), quindi in realtà si può iniziare un corso e pian piano studiare la scrittura giapponese, vedete voi. Io consiglio però di affrontare l’hiragana come fosse una prova:

Se ti riesce di imparare l’hiragana, hai quel che serve per conquistare il giapponese!

3. Ma cos’è l’hiragana?!

Giusto. Dicevamo che i giapponesi usano caratteri diversi dai nostri. Questi caratteri si dividono in due tipi: kanji e kana.

I kana sono dei simboli ai quali corrisponde un suono, un po’ come succede con le nostre lettere (A è un simbolo a cui corrisponde il suono “a”), ma di solito i kana rappresentano un suono che corrisponde ad un’intera sillaba, non a una lettera. Per esempio il simbolo か corrisponde al suono “ka”, ma non c’è un simbolo che corrisponde al suono “k” da solo.

Un testo giapponese può essere scritto usando kanji e kana insieme o soltanto i kana, perché questi contengono tutti i suoni presenti nella lingua giapponese. Il che ci fa domandare “Ma allora a che servono i kanji?!” …di questo però ci occuperemo la prossima volta.

I kana a loro volta si dividono in due tipi di caratteri, hiragana e katakana. Questi sono un po’ come i nostri maiuscolo e minuscolo o come corsivo e stampatello. Ad esempio ci sono vari modi di scrivere il suono “effe”, no?

Hiragana e katakana, come corsivo e stampatello, sono set diversi di simboli che corrispondono agli stessi suoni, quindi per ciascun simbolo hiragana (es. か ka) c’è un simbolo katakana con lo stesso suono (es. カ ka).

Come corsivo e stampatello, maiuscolo e minuscolo, anche hiragana e katakana si usano con scopi diversi tra loro, a volte in contesti diversi. Comincia a studiare partendo dall’hiragana perché è sicuramente quello più largamente usato e quindi più utile. Conoscerlo ti permette di buttarti subito a iniziare un qualunque corso di lingua.

Ah, solo una nota finale sull’hiragana. Studiandolo troverai stili di scrittura diversi. Questi “stili” (lo stesso carattere scritto in due modi leggermente diversi) di solito scatenano le domande di tutti gli utenti. Quando la cosa coglierà anche la tua attenzione, vai a leggere questo articolo Perché certi kana sono scritti in due modi diversi?

E il katakana?

Normalmente si inizia a imparare il katakana subito dopo l’hiragana, anche perché in un corso si trovano fin dall’inizio anche parole in katakana (poche in confronto). Di tutte le frasi che incontrerai però c’è quasi sempre la trascrizione con i nostri caratteri occidentali (roomaji, a meno che l’autore sia un fanatico), quindi non usare il fatto di non aver finito il katakana come scusa per non iniziare il corso.

Anche qui una nota finale. Certi kana del katakana sono quasi identici a dei kanji. Per approfondire l’argomento puoi leggere l’articolo Certi kana si confondono con dei kanji! Perché? Come li distinguo?!

Per imparare i kana e i segreti di scrittura e pronuncia ti consiglio il mio libro

KANA, Caratteri e suoni della lingua giapponese

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C’è tutto quanto serve sapere, tante curiosità, ma soprattutto è pensato per aiutare chiunque a memorizzare i kana, anche quelli che ci provano e più ne imparano più ne scordano. (´-﹏-`;)

E i kanji?

I kanji sono tutta un’altra storia. Sono semplici (alcuni) e difficili (molti altri), sono artistici, interessanti, misteriosi… alcuni kanji fanno paura! Anche per il loro numero, è vero. È innegabile infatti che siano tanti da imparare, certo, ma non sono nemmeno un’impresa impossibile. I bambini giapponesi in prima elementare ne imparano 80. Non puoi fare altrettanto? Ti farai battere da un bambino di prima elementare? No? Bravo!

Non precipitarti però a studiare i kanji prima di iniziare un corso. Vienili studiando con calma, così come ti viene consigliato nel corso o nel libro per lo studio dei kanji che avrai eventualmente comprato. Considera che studiare 24-30 kanji a settimana (scegliendo un giorno a settimana in cui ti limiti a ripassare) è già un ottimo ritmo, non serve farne di più, anzi secondo certi studi provare a impararne più di 30 a settimana non è nemmeno consigliabile.

4. Non so che libro usare!

Tutti mi chiedono che libro usare. I libri per studiare giapponese, in italiano e decenti, sono davvero pochi, quindi non c’è tutta questa scelta. Ce n’è di più in inglese, ma che si scelga un testo in italiano o uno in inglese (o perfino uno in giapponese), resta un punto fisso in comune che sfugge ai più.

Sì il libro sbagliato può farti perdere del tempo, ma non è nulla in confronto al tempo che perderai se continui a collezionare libri (cartacei o pdf) senza aprirli mai!

Fatto abbastanza buffo, i giapponesi hanno una parola per descrivere questa abitudine. Ne ho parlato nell’articolo della serie “(Volano) parole forti”: 積ん読 tsundoku.

Ad ogni modo ricorda questa amara verità: il “libro giusto”, di cui tutti mi chiedete, non è un oggetto magico che ti permetterà di imparare la lingua senza studiarla. Scegline uno e dacci dentro.

Sei proprio dilaniato dalla scelta?

Considera anche che esiste un metodo di studio che suggerisce di prendere un libro e semplicemente leggerlo senza sforzarsi di studiare e di memorizzare tutto. Poi prendere un altro libro e leggere anche quello, poi prenderne un altro ecc. Come dire? Non serve preoccuparti del libro, tanto non è l’unico che userai …con questo metodo di studio (se seguirlo o no, sta a te).

5. Ma a me serve qualcosa per parlare da subito!

Che bello, come suona bene… “parlare subito”. Cos’è un sogno? Sì. O sì e no, questione di punti di vista. E a proposito di punti, chiariamone subito uno. Quando qualcuno dice “voglio parlare subito”, la maggior parte delle volte intende “Voglio ignorare la grammatica”. Attenzione, non sto giudicando nessuno, anzi, lo dico agli interessati… vi capisco.

Non è che per certi versi e per certe persone non sia possibile, ma il problema è “ci conviene?”. Perché l’altro nostro obiettivo è imparare in fretta. Ed esiste un solo modo di velocizzare il nostro apprendimento, un unico trick, un unico hack (come si preferisce ultimamente), conosciuto ormai da secoli: la grammatica. Nasce per questo, praticamente. La grammatica serve a farci notare delle “regole”, e quindi l’esistenza di un ordine, seppur limitato, in mezzo al Caos; insomma, il pregio della grammatica è che ci mette in grado di cavarcela in situazioni simili a quella del “caso classico”, diciamo, senza dover imparare a memoria valanga di frasi come fossero frasi fatte.

Del “parlare fin da subito” inteso come metodo di studio ho parlato in Miti dello studio – Parlare fin da subito… WOW!. Il nocciolo della questione è “Vi dicono che parlerete fluentemente in 3 mesi, ma per “fluentemente” intendono il livello A2″ (Benny Lewis lo ha detto chiaramente su Quora), dopodiché vi sarà necessario tornare alla grammatica.

Piccolo inconveniente. Il livello A2 è un livello definito dal quadro europeo delle lingue ed è detto “di sopravvivenza”. Nulla a che fare con la “fluency”. I livelli B1-B2 sono “di conversazione” e i livelli C1-C2 sono assimilabili alla “fluency”.

Ma c’è un fondo di verità alla base di questa leggenda? Sì. “Parlare fin da subito” è importante, non essenziale ma certamente utile (sempre però a seconda dei nostri obiettivi). Lo so, penserete che mi stia contraddicendo, ma non è così.

Non è semplicemente parlando (né solo ascoltando) che si impara una lingua. Se vi mettessi in una stanza piena di grandi matematici, imparereste la matematica senza mai toccare carta e penna? Eppure anche la matematica è considerata un linguaggio…!

No, “parlare e basta” non è un metodo, ma è vero che è necessario esercitarsi a parlare perché la nostra lingua è un muscolo e lavora insieme alla gola e alle corde vocali per emettere dei suoni precisi… e questo è un esercizio fisico per il quale serve allenarsi! Non vi è mai capitato di parlare inglese per un po’ e di sentire i muscoli della faccia stanchi… o troppa saliva sotto la lingua? È perché non ci siete abituati.

Ci sono altri benefici a “parlare il più possibile”, ma ne parlo già nell’articolo linkato sopra. L’importante alla fine è tener presente che se si vuole imparare una lingua non si può essere timidi, si deve pronunciare ad alta voce (e possibilmente avere un insegnante che ci corregge la pronuncia). Notizia positiva, come vedrete nel link, si può fare senza passare per pazzi o morire di vergogna.

Bene, se è tutto chiaro puoi passare al prossimo articolo!

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