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N5 in sintesi – Ripasso sugli aggettivi

Gli aggettivi in -i e gli aggettivi in -na

Agli aggettivi ho dedicato due lezioni nel corso “non in sintesi”, quello che trovate a questo indirizzo (con vari argomenti grammaticali trattati in modo ampio e completo). Tuttavia ho pensato potesse essere utile un ripasso per vedere le principali forme, invece di una semplice lezione sul passato, come programmavo di fare.

Come distinguere gli aggettivi e cosa hanno in comune

Sembra fin troppo ovvio dire che gli aggettivi in -i finiscono in -i, quelli in -na finiscono in na. Come vedremo, però, non sempre il “na” è presente (è una “particella”, non è parte dell’aggettivo) così posso incorrere in dei “tranelli” e finire per credere magari che kirei e kirai siano aggettivi in -i.

Che “aspetto” hanno gli aggettivi?

Gli aggettivi in -i (イ形容詞 i-keiyoushi o solo 形容詞 keiyoushi)

Con gli aggettivi in -i, il kana い di norma è l’unico okurigana. Ad esempio se ho mijikai so che い è l’unico okurigana, quindi scrivo 短い (e deduco mijika è la pronuncia del kanji).
Nell’immagine a inizio post avete l’aggettivo aoi, blu, scritto in kanji e kana: verificate da soli quanto detto, controllando cosa va in kanji e cosa è in kana.

Purtroppo però questa “regola” non è sempre vera. Gli aggettivi che terminano in -shii ad esempio hanno okurigana しい (e sono quasi sempre aggettivi di emozione), inoltre esistono alcuni aggettivi tipo 温かい atatakai o 柔らかい yawarakai che hanno okurigana più lungo.
Questi aggettivi però si possono considerare un’eccezione!
Il fatto è che esistono anche le forme in -na di questi stessi aggettivi, 温かな atataka na e 柔らかな yawaraka na (tenete presente che -ka, -raka e -yaka sono tipici esempi di okurigana propri degli aggettivi in -na). “Passando dall’aggettivo in -i a quello in -na” o viceversa, si mantengono fissi gli okurigana, così posso dire che il kanji non varia la propria pronuncia e non rischio di fare confusione… ci sono infatti dei casi che altrimenti ci trarrebbero in inganno. Ad esempio ho 安い yasui e 安らかな yasuraka na. Se al kanji “fosse permesso” di cambiare pronuncia “inglobando l’okurigana” per tenere il kana “i” come unico okurigana dell’aggettivo, allora mi chiederei se 安い debba essere letto yasui o yasurakai, no? Invece so che va letto yasui perché la pronuncia di un kanji oggigiorno è mantenuta il più possibile invariata nelle pronunce più simili tra loro.

Essendo questa la situazione è molto raro confondere aggettivi in -i e in -na. Le uniche eccezioni sono forse gli aggettivi きれい e 嫌い (kirai). Il primo è scritto perlopiù in kana, ma in effetti è 綺麗/奇麗+な. Il secondo ha questo aspetto, con l’okurigana “i”, ma è anch’esso un aggettivo in -na. Quella -i è lì perché l’etimologia di questo aggettivo e la ren’youkei del verbo 嫌う kirau.

Gli aggettivi in -na (ナ形容詞 na-keiyoushi o 形容動詞 keiyoudoushi)

Di solito non hanno okurigana (a parte “na”, che però va considerato una forma del verbo essere e quindi non è parte dell’aggettivo e non va “incluso” nell’okurigana), ma capita di trovare delle desinenze in kana abbastanza ricorrenti, come le citate -ka, -raka e -yaka… e poi ovviamente ci sono le eccezioni citate poche righe fa, es. 嫌いな kirai na, e altri casi “particolari”, come 好きな suki na (anche questo ha un okurigana particolare perché deriva da un verbo: 好く).

Passate a pagina 2 per vedere come si usano gli aggettivi in -i in giapponese, mentre nella terza e ultima pagina vedremo gli aggettivi in na.

Come e perché si usano gli aggettivi?
Come in italiano, servono a…
  1. definire meglio il sostantivo che trovo dopo l’aggettivo,
    es.: una macchina rossa = akai kuruma
  2. creare un predicato nominale (l’aggettivo è a fine frase come un verbo),
    es.: questa macchina è rossa = kono kuruma wa akai.

Quella del punto (1) è detta posizione attributiva (prima del sostantivo), quella del punto (2) è la posizione conclusiva o predicativa (si trova “al posto del verbo”, a fine frase).
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Attenzione! – Questa distinzione è importante perché riguarda anche i verbi, ricordatela!

A prescindere dalla posizione* gli aggettivi in -i e in -na si modificano per creare forme diverse, che saranno affermative o negative, presenti o passate.
*A breve vedremo invece come le posizioni 1 e 2 influenzino le forme degli aggettivi.

Forma affermativa e negativa, presente e passato, degli aggettivi in -i

  Presente Passato
Affermativa 高い(です) 高かった(です)
Negativa 高くない(です)/
高くありません*
高くなかった(です)/
高くありませんでした*

Qui sopra abbiamo “takai.i”, che significa “alto” o “costoso” (a seconda del contesto).

Come vedete ho messo più volte “desu” tra parentesi. Senza “desu” ho la forma piana, con “desu” ho la forma cortese.
* Per le forme negative dopo la barra “/” trovate una seconda forma negativa e cortese indicata da un asterisco. Va considerata come alternativa a quella con “desu”: ad esempio la forma “takaku arimasen” è alternativa a “takakunai desu”; il grado di cortesia delle due forme è lo stesso, ma “takaku arimasen” risulta più formale (e meno diffusa).

Attenzione! – In posizione attributiva non devo mai usare una forma cortese!

Nella prossima pagina concludiamo vedendo gli aggettivi in -na!

Forma affermativa e negativa, presente e passato, degli aggettivi in -na

  Presente Passato
Affermativa 静か(だ/です) 静か[だった/でした]
Negativa 静か[じゃない/
じゃありません]
静か[じゃなかった/
じゃありませんでした]

Qui sopra abbiamo “shizu.ka”, silenzioso, calmo, tranquillo. È un aggettivo in -na e a breve vedremo “dove è finito il na?”, tranquilli.

Il presente affermativo ha, potremmo dire, 3 forme: con o senza “da”, oppure con “desu”. La forma con “desu” è cortese, ovviamente, le altre due sono colloquiali. La forma con “da” risulta più assertiva (cioè più decisa nell’affermare qualcosa) ed è – o sarebbe – più tipica del linguaggio maschile (ormai questa distinzione di genere nel sottintendere o no il “da” si fa sempre più labile).

Tuttavia le tre forme (con/senza “da” o con “desu”) sono utilizzabili solo in posizione conclusiva! Un aggettivo in -na alla forma affermativa, tempo presente, in posizione attributiva… usa “na” al posto di “da”! La “particella” な può sostituire “da” perché “na” è considerato come una forma del verbo essere!

La grammatica moderna ci dice infatti che な “na” è la 連体形 rentaikei del verbo essere, mentre だ “da” è la 終止形 shuushikei. La shuushikei è una base a sé che un tempo si distingueva dalla rentaikei e si usava in posizione conclusiva (mentre la rentaikei era usata per la posizione attributiva)… Oggigiorno però, in pratica, le due forme sono identiche per tutti i verbi. O se preferite possiamo dire che la shuushikei non esiste più salvo eccezioni.

Tornando a な però, la grammatica classica ci prova che l’origine etimologica di “na” è un’altra, ma questo non importa ai fini dello studio del giapponese moderno.

Per il passato affermativo e le forme negative il discorso cambia. Per ciascuna ho messo tra quadre il verbo essere in forma piana/cortese. Ovviamente uso una o l’altra a seconda della forma dell’aggettivo (piana o cortese) che voglio creare… ma in questo caso devo usare una o l’altra, non posso sottintendere il verbo essere perché è quello che suggerisce, il tempo e la forma del verbo.

Per la posizione attributiva vale la regola già data: niente forme cortesi.

Possiamo infine aggiungere che nel parlato colloquiale, come capita per i verbi, certe forme piane degli aggettivi in -na vengono rese cortesi usando “desu”, ma si tratta di forme d’origine dialettale (dialetto di Tokyo), cioè non si tratta di “giapponese standard”.

Dunque anche in questo caso, come per gli aggettivi in -i, ho due forme negative cortesi e in più ho anche una seconda forma affermativa passata e cortese, ma, lo ripeto, non sono standard.

Le segnalo lo stesso perché vedrete che questo tipo di forme sono davvero molto diffuse (anche se alcune meno delle altre). Rifacendomi alla tabella sopra, come forme cortesi alternative posso avere:

静かじゃないです、静かじゃなかったです、静かだったです.

L’ultima, l’unica affermativa tra le tre, è certamente la meno diffusa perché, basta riflettere per rendersene conto, “shizuka deshita” è più breve, semplice e diretta come forma… e quindi naturalmente preferita. Inoltre l’ausiliare “nai” si comporta da aggettivo in -i quindi aggiungere “desu” per fare la forma cortese risulta particolarmente immediato e naturale e ciò rende le prime due forme più marcatamente diffuse.

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