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日本語学校 – Scuole di Giapponese in Giappone

Da una domanda di Giulia

mi sto per laureare in Lingue Europee ed Orientali, mi sapresti consigliare un buon college in Giappone che non sia necessariamente a Tokyō (ma nemmeno in una città ghetto ahah) e che non costi una barca di soldi? Vorrei partire dopo la laurea (triennale) ad Aprile 2015, e stare 3 mesi, per conseguire un certificato JLPT. Ho guardato in giro e mi sono imbattuta nella ARC Academy, che ne pensi tu? Mi sapresti dare qualche informazione in più relativa ad altri organizzatori di queste “vacanze studio”?

Allora, “college” equivale alla nostra università, o meglio alla laurea triennale. In Giappone si parla di 大学 daigaku ed equivale appunto al college (un po’ particolare a dire il vero) o all’undergraduate course di una University americana. Per completezza aggiungo che andare a una “Graduate school” (di una University americana) o ad una 大学院 daigakuin giapponese significa frequentare una magistrale.

Ciò a cui ti riferisci è invece una 日本語学校 nihongo gakkou, o almeno immagino poiché citi l’Arc Academy (che era poi la mia scuola mentre ero in Giappone),

Non mi sento di raccomandartela, ma il problema non è la scuola… e nemmeno tu, per carità! Il fatto è che, credo, si tenda a fraintendere il vero scopo di queste scuole; ma andiamo con ordine.

L’Arc Academy è stata la mia scuola per un anno e più e, a quanto ho visto, tra le tante esistenti è una delle migliori… certamente delle più famose, ma non è diretta molto a noi occidentali (i ragazzi cinesi che vogliono andare all’università sono la maggioranza praticamente ovunque), mentre se la scuola risulta più diretta agli occidentali (relativamente) di solito avrà almeno due difetti:

* “mirata per gli occidentali” significa di solito che offrono corsi più brevi, non quelli che durano fino a 2 anni e che attirano gli studenti cinesi che devono iscriversi all’università… ma questo non significa che mezza classe non sarà comunque di studenti cinesi/asiatici

Perché mi intestardisco su questa cosa. Lezioni troppo semplici sono un male: sei lì tre ore al giorno ma potresti non imparare nulla perché sei su un livello un po’ più alto della media della classe e per migliorare avresti bisogno di fare domande, spingere il livello della lezione un po’ più su, ma ciò non è ben visto: in Asia non si fanno domande a lezione, al più hai tempo per una domanda a fine lezione o nell’intervallo, fine.

D’altra parte le lezioni in una classe a maggioranza di cinesi sono sì un po’ più stimolanti (devi stare dietro a chi ha già una conoscenza avanzata di kanji), ma anche più mirate a loro (forse involontariamente).

Provo a spiegarmi meglio con un esempio. I ragazzi cinesi capiscono un testo in giapponese guardandone i kanji ed estrapolandone il significato, ma poi magari sono lentissimi a leggere e hanno una cattiva pronuncia. Per cui io mi trovavo a fare esercizi di pronuncia lunghi e inutili, addirittura stupivo tutti con la mia buona lettura ad alta voce …ma per contro, quando ci veniva dato un testo da leggere il tempo a disposizione era pochissimo e io risultavo il più lento della classe, perché semplicemente non avevo la familiarità con i kanji che può avere un ragazzo cinese (no, ti prego, non buttarti sul metodo Heisig solo perché ho detto così).

Ad ogni modo, questi sono i principali problemi con le scuole di giapponese. Potremmo disquisire ancora sul tema, ma penso sia il caso di guardare ai tuoi obiettivi.

1) IL JLPT

Se vuoi dare il JLPT, la scuola in Giappone non ti serve. Fai molto di più studiando da sola con libri ordinati su Amazon… e non è solo un mio parere: vari compagni di classe la pensavano così… uno (canadese) si è anche assentato un mese e, leggevo qualche giorno fa, diceva di aver fatto più progressi che nell’intero anno precedente a scuola.

Uno dei motivi della scarsa efficienza della scuole giapponesi è che le classi non sono omogenee, di norma. C’è un test di piazzamento, ma la maggior parte dei compagni, nella classe dai trimestri precedenti, è stata promossa a prescindere dai risultati, solo per le presenze. In sostanza funziona così: tengono alle presenze per rispettare l’impegno preso con il ministero degli esteri nell’offrirti il visto, ma tengono anche ai soldi, così non fanno ripetere l’anno a uno studente, rischiando che questo si trasferisca o lasci tutto, quindi promuovono tutti o perlomeno tutti quelli che non si assentano troppo.

2) LA FLUENCY a.k.a. 日本語ペラペラ (*´艸`*)

Se vuoi diventare fluente in Giapponese, il discorso cambia. La scuola in Giappone è utile, ma non adesso. Una triennale di giapponese ti porta grossomodo a un livello di poco inferiore o superiore all’N4 a seconda dell’Università. Se devi fare un viaggio studio in Giappone (considerando che costa), non serve farlo quando sarai in difficoltà a ordinare da mangiare al ristorante. Dopo aver passato l’N2 (o dopo essere arrivati a tale livello) ha senso andare in Giappone per mettere in pratica quel che si è imparato, sbloccarsi dapprima (non importa quanto uno sia bravo, se non ha mai aperto bocca per parlare, non saprà parlare appena arrivato in Giappone).

Nell’apprendimento della lingua la “traduzione” (non in senso professionale) verso quella lingua e il parlato sono le ultime abilità che si acquisisce (volendo stabilire un ordine: reading → listening → writing → speaking). Per approfondire puoi leggere l’articolo che trovi qui: Come studiare giapponese?

Dunque il mio consiglio è… Vai! Ma fallo dopo la magistrale, durante un dottorato… o dopo aver studiato per i fatti tuoi (e tanto) per almeno un altro anno dopo la triennale. L’ideale sarebbe, per l’appunto, quello di essere almeno a un livello N2 prima di andare in Giappone, che è un livello (lo dico per esperienza) che ti permette di cavartela anche in quelle situazioni impreviste (e magari indesiderate, come problemi in Comune, con l’assicurazione, in ospedale, ecc.).

E poi… quando sei lì, non affidarti alla scuola. La scuola ti dà il visto, stop. Tu devi studiare per conto tuo, se serve, e interagire il più possibile… se sei un tipo timido, uscire dal tuo guscio, interagire con gli altri. Se passi lì mesi e parli solo con altri stranieri, compagni di classe e professori, puoi anche evitare di andare, cerca di skypare in giapponese con dei penfriend (se ne contatti un buon numero trovi qualcuno davvero disponibile).

Non è una predica, sono uno di quei tipi timidi di cui sopra; puoi pensarla semmai come un’autocritica: se non avessi incontrato una ragazza cinese al mio stesso livello di giapponese e desiderosa di parlare di giapponese e anime (che poi è diventata mia moglie), il mio giapponese non si sarebbe mai sbloccato, di certo non grazie alla scuola …e almeno non nella classe in cui sono entrato (colpa del test d’ingresso, poi ho passato un test per avanzare di classe e le cose sono migliorate molto, ma ci sono ancora altri fattori da considerare, come il frustrante metodo d’insegnamento asiatico, ecc. ecc.).

Per quel che riguarda le tue domande… non posso parlarti di scuole che non siano l’Arc Academy, a parte che dubito ci siano enormi differenze e, anzi, a modo suo l’Arc è forse tra le migliori. Idem per le informazioni precise, io ho semplicemente cercato in internet pareri qua e là, ma ciascuno ha le sue esigenze e i motivi di insoddisfazione di qualcuno potrebbero essere punti forti per un altro, non puoi che cercare da te, ma se vuoi un punto di inizio con alcuni nomi di scuole famose e ritenute tra le migliori, puoi leggere questo articolo: 日本語学校 2 – Le migliori scuole di Giapponese in Giappone.

Cerca solo di evitare scuole che presentano un gran numero di studenti occidentali (cosa difficile per corsi brevi e nelle classi inferiori), perché ho visto davvero dei ragazzi italiani che sembravano migliorare in inglese e restare al palo con il giapponese.

Molti immagino partano comunque con l’intenzione di non parlare altro che giapponese, ma ti dirò, per esperienza, che prima o poi si sente la mancanza dell’italiano! Alla fine se puoi parlare con un occidentale lo farai in inglese e se puoi parlare con un italiano… Personalmente ho avuto fortuna: dovevo parlare in giapponese anche agli italiani per non escludere dalla conversazione quella che ora è mia moglie e allora era un’amica, ma inutile dire che non si tratta di un caso comune, anzi, di norma si formeranno i classici gruppi e si tratterà di gruppi, di solito, per nazionalità.

Buono studio e Buon viaggio! ^___^

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