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5+ modi di salutare andando via

Ci si vede, cozza!
“Ci si vede, cozza!”

Visto che il precedente post riguardava praticamente solo le espressioni di saluto da usare quando si incontra qualcuno (a parte il punto 4 che ritroveremo anche oggi) ho pensato fosse il caso di chiudere il cerchio con alcune espressioni utilizzate per salutare quando si va via. Anche in questo caso esiste un po’ di confusione sul tema, ad esempio il tipico saluto che verrebbe da usare andando via è certamente “sayounara” …e, manco a farlo a posta, è forse il più abusato e frainteso. Oggi proveremo quindi a fare un po’ di luce su queste espressioni, disperdendo un po’ della nebbia in cui sembra avvolto questo argomento.

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1. Sayonara = “Goodbye”?

Cominciamo proprio da さよなら sayonara o さようなら sayounara, che dir si voglia (il primo però è più comune). È un’espressione che in passato equivaleva sostanzialmente a “stando così le cose” (sayou naraba), che nel linguaggio attuale equivarrebbe a “(jaa) sou iu koto de”, cioè qualcosa tipo il nostro “be’, allora restiamo (d’accordo) così” (un’espressione effettivamente utilizzabile al momento di congedarsi).

“Addio, Souichiro!” (famosa frase di Maison Ikkoku, tutt’altro manga!)

Oggigiorno sayonara si usa sostanzialmente come il “Goodbye” inglese, può essere usato cioè per salutare andando via o come equivalente del nostro “Addio”.

Tuttavia non è diffuso come crediamo. Sayonara in Italia è una delle poche parole che tutti, o quasi, conoscono, ma in effetti non è molto usato per salutare! Ad utilizzare sayonara sono soprattutto i bambini delle elementari che non sono in grado di usare un termine più adeguato (posto che ci sia: tutto dipende dal contesto). Oppure ovviamente tutti quelli che devono dire un vero e proprio “addio”, ma è ovviamente qualcosa di abbastanza raro.

Insieme a sayounara, o anche da sola, si trova a volte l’espressione “mata chikai uchi ni (aimashou)”, cioè “(vediamoci) presto” o “a presto” …un fatto che trovo ironico, dato che è spesso usata per un addio, ma pazienza.

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2. I saluti informali
Le tante variazioni della frase sorejaa, mata (ashita) aou ne

Questo caso comprende alcune delle espressioni più “famose” ed effettivamente utilizzate. Vediamola in dettaglio:

Sorejaa mata ashita aou/aimashou ne
Be’, allora incontriamoci di nuovo domani, ok?

A conti fatti è terribilmente simile al nostro “arrivederci” (aou è versione informale di aimashou, una forma esortativa che significa “incontriamoci!”), ma così com’è, per esteso, questa frase non si incontra spesso, viene però abbreviata e variata in mille modi, tutti molto comuni… in sintesi:

Le traduzioni sono più o meno le stesse: Ciao, Ci vediamo, A domani, A dopo… Per ciascuna potete ricavare una traduzione semi-letterale grazie ai colori della frase sopra.

Molti usano sempre “jaa ne”, ma poiché è un saluto molto informale è adatto a un contesto informale. Gli uomini in un contesto informale tendono ad evitare il “ne” e a preferire il “na”, più maschile. Quindi, ragazzi, non salutate con “jaa ne” o “mata ne”, preferite le controparti maschili con “na”: “jaa na” o “mata na”!

Al posto di ashita si possono avere altre espressioni di tempo, come あさって dopodomani, 今度 kondo, la prossima, 来週 raishuu, la settimana prossima, ecc. Anche le altre espressioni elencate, con 後で ato de, a dopo, sono dello stesso tipo, ma le ho inserite per evidenziare che posso trovare o jaa o mata o entrambi …o nessuno dei due: anche un semplice “ato de ne!” (A dopo!) va benissimo.

“Ci vediamo.”

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3. Le espressioni formali
Allora, io Le farei una scortesia, d’accordo?

Shitsurei shimasu (lett.: Le faccio una scortesia; nb ricordate che “rei” si legge “ree”) è un’espressione che mi piace perché è tradotta sempre molto bene dal nostro “permesso”. Si usa sia entrando in una stanza (quando noi entrando diremmo “Permesso?”), sia congedandosi da qualcuno (è un po’ vecchia come espressione, forse, ma potremmo dire “Con permesso”). Non solo, si usa anche quando stiamo per fare una “vera” scortesia… p.e. un medico che sta per toccarci potrebbe dire “shitsurei shimasu”, come a dire “Con il suo permesso” (anche questa è un’espressione un po’ vecchia, lo ammetto, ma mi piaceva usare sempre “permesso”).

Questa espressione viene usata in quasi tutte le espressioni formali di commiato (i.e. i saluti detti andando via o chiudendo una telefonata, ecc.) e dove non è usata si può immaginare che sia sottintesa!

Ovvio che la prima frase è uguale alla seconda ma shitsurei shimasu viene sottinteso. Alla fine dei conti possono essere tradotte come suggerito (p.e.: Allora, con permesso) o con un semplice Arrivederci o ArrivederLa. Sul contesto di lavoro le cose si complicano un attimo. Una tipica espressione per salutare andando via in un contesto lavorativo è

Dove “o-saki ni” equivale a “prima di voi/Lei”, poiché “saki ni” = in anticipo/prima rispetto a qualcuno, mentre la “o” di “o-saki” è onorifica, riferita a chi mi ascolta, quindi quel qualcuno è la/le persona/e con cui sto parlando. Perché è inserito qui? Perché l’idea è che “faccio una scortesia ad andarmene prima di voi” o più semplicemente “mi congedo prima di voi” (“congedarsi” può essere una traduzione alternativa per shitsurei suru, proprio per il contesto in cui si usa).

“Scusate, ma io andrei…!”

In questa espressione “shitsurei shimasu” a fine frase non è proprio necessario (può essere sostituito in base al contesto da un’espressione analoga, tipo osaki ni kaerasete itadakimasu). Se si toglie del tutto diventa ovviamente meno formale. Tra amici si può dire solo “jaa, osaki ni (iku ne)” o addirittura おっさきー! “ossakii!” …ma ovviamente non in contesto lavorativo (anche se si è amici dei colleghi).

L’espressione corretta per rispondere è

Tendenzialmente al presente (c’è chi obietta all’uso del passato, che però è usato normalmente, specie se non è un normale fine giornata, ma magari la fine di un progetto, se insomma c’è qualcosa di compiuto e tutti hanno finito). L’espressione ご苦労様 è equivalente (tutte due significano “La sua fatica è onorevole”), ma può essere usato solo dai superiori. C’è chi dice o si è sentito dire sul posto di lavoro che otsukaresama si usa per pari o inferiori e non verso i superiori… ma non è quello che dicono i manuali di keigo in mio possesso. Comunque io vi ho avvisati… alla fine ognuno la pensa come vuole, temo.

Diminuendo la formalità queste espressioni possono passare da “-sama” a “-san” o perdere del tutto il suffisso. Di questa espressione ho parlato anche nel post precedente sulle Espressioni di saluto, al punto 4, perché può essere usata anche quando quando si incontra qualcuno.

Otsukare-chan!

Ovvero “Be’, io con ciò (mi scuserei/congederei)” ( = io a questo punto me ne andrei). La frase di per sé non ha bisogno dello shitsurei shimasu

Certo, viene da chiedersi se ha mai davvero a che fare con le scortesie o è solo una parola vuota… In  effetti al passato, “A, (kore wa) shitsurei shimashita”, equivale a fare le proprie scuse per la scortesia compiuta.

…non è molto diversa dalla precedente. Semplicemente usa sorosoro che è un riferimento temporale e significa “da un momento all’altro” …Anche se di norma non lo traduciamo affatto, diciamo semplicemente “Be’ a questo punto io dovrei andare…” o “Per me sarebbe ora di andare” o espressioni del genere.

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4. Oyasumi nasai

Veniamo a un saluto molto comune. Vuol dire “Buonanotte!” ed era rimasto fuori dal gruppo dei “saluti famosi” dell’altra volta, perché si dice quando ci si separa. Può essere usato letteralmente, dando la buona notte a un familiare… o anche quando avete incontrato un vicino in ascensore e uscendo dall’ascensore lo salutate. Ovviamente deve essersi già fatta una certa ora della sera o non ha senso. Se sono le otto, quando lo incontrate dite konbanwa, quando uscite dall’ascensore fate un cenno di inchino con il capo e stop.

Anche se è ormai espressione comune, come okaeri(nasai) Bentornato, il nasai è il verbo nasaru, sostituto cortese di suru, fare. L’espressione quindi nasce come molto cortese e può essere resa più colloquiale togliendo il nasai. Un semplice oyasumi in famiglia è più che sufficiente… Ma se “nasai” è il verbo “fare” (lett. “fai!”), cos’è oyasumi? Viene da yasumu, il verbo riposare, mentre la “o” è prefisso onorifico… insomma oyasumi nasai significa “Fai un onorevole riposo” (XD).

Visto che appartiene al gruppo dei saluti famosi… Via alle battutacce! おやすみません oyasumimasen non ha bisogno di presentazioni, immagino. Una molto popolare è おやすみんみんゼミ oyasuminminzemi (da “minminzemi”, un tipo di cicala). Altre che adoro sono おやすみみず oyasumimizu! (da “mimizu”, lombrico) e おやすみみかん oyasumimikan (da “mikan”, mandarino).

“Cose come Buongiorno e Buonanotte…”

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5. Ho barato non sono solo 5 modi! 😛

In realtà ci sarebbero talmente tante espressioni…!

Finiamo con i saluti più assurdi!

Abayo, namida! (Addio, lacrime!)

…e prima che i fan di Naruto lo chiedano, no, abayo e dattebayo non c’entrano. Il famoso dattebayo equivale a “Ti ho detto che (le cose stanno così e cosà)”, ma Naruto lo usava come frase ricorrente (fin troppo spesso) perché l’autore voleva dare un che di caratteristico al personaggio (si parla di kyara-zukuri, cioè di “costruzione del personaggio”; i colori assurdi dei capelli di tanti personaggi, le pettinature impossibili, gli occhiali, gli occhi chiusi… sono tutti elementi del genere).

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