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N5 in sintesi – Il desiderio espresso con ほしい hoshii

hoshii e tai per la terza persona b

“Voglio XXX” usa l’aggettivo ほしい hoshii

Quando vogliamo qualcosa (non quando vogliamo fare un’azione, di quello parleremo la prossima volta), ci ritroviamo ad usare l’aggettivo ほしい hoshii (in kanji sarebbe 欲しい, ma agli inizi e per lungo tempo lo ritroverete solo in hiragana).

Perché un aggettivo? Perché in giapponese non usiamo un verbo come “volere”, ad esempio “io voglio un gelato” (= “io desidero un gelato”). Usiamo invece l’aggettivo in -i “hoshii” per descrivere il gelato come qualcosa di desiderabile.

意味: AはBがほしい A wa B ga hoshii, cioè “Per quanto riguarda A, B è desiderabile”. Quindi il tema indica chi desidera, chi vuole B. Invece B (che in giapponese è soggetto!) indica la cosa desiderata (anzi, desiderabile secondo il parere di A.

Ma attenzione! La “A” può essere solo un riferimento a me stesso, al parlante. Insomma, può essere “watashi”, “boku”, “Chie-chan” se è Chie che parla di sé in terza persona singolare (a volte capita, specie ai bambini), ma non posso essere io a parlare e dire che il mio amico Marco vuole una certa cosa!

In giapponese si pensa che chi parla non può presumere di sapere cosa un’altra persona desidera e quindi non si può “permettere” di dirlo. Be’, in qualche modo può esprimerlo, ma si tratta di un argomento un po’ complesso che per ora non possiamo ancora affrontare.

Non possiamo presumere di sapere cosa un’altra persona desidera, ma possiamo chiederlo, ecco perché possiamo ritrovare hoshii nelle domande (vd. frasi 4-7) rivolte alla seconda persona, cioè a chi mi ascolta (ma deve esserci confidenza, vd. note a fine post).

例文:

  1. 新しいパソコンがほしい。
    atarashii pasokon ga hoshii
    Voglio un nuovo computer.
  2. 子供はほしくありません/ほしくないです/ほしくない。
    kodomo wa hoshiku arimasen/hoshikunai desu/hoshikunai.
    Di bambini non ne voglio.
  3. 主人は子供がほしかった。
    shujin wa kodomo ga hoshikatta.
    Mio marito voleva dei bambini.
  4. 何がほしい?nani ga hoshii?
    Che cosa vuoi?
    コーヒーがほしい。 koohii ga hoshii.
    Voglio del caffè.
  5. コーヒー(は)、ほしい?koohii (wa), hoshii?
    Il caffè, lo vuoi?
    うん。[ほしい]。un./un, hoshii.
    Sì./Sì, lo voglio.
  6. コーヒーがほしい?koohii ga hoshii?
    Vuoi del caffè?
    うん。[(コーヒーが)ほしい]。un./un, hoshii/un, koohii ga hoshii.
    Sì./Sì, lo voglio./Sì, voglio del caffè.
  7. コーヒーがほしい?koohii ga hoshii?
    Vuoi del caffè?
    ううん、コーヒーはほしくない。ジュースがほしい。uun, koohii wa hoshikunai. juusu ga hoshii.
    No, il caffè non lo voglio. Voglio del succo.

注意:

  • Dato che il soggetto alla fin fine è sempre il parlante di norma il tema non è presente! Anche nell’immagine di inizio articolo, penultima riga da destra, troviamo l’assenza di tema nel discorso diretto del bambino: hoshi ga hoshii!, “Voglio le stelle!”.
  • Nelle frasi negative se voglio parlare di me o creare un contrasto tra me e qualcun altro, la cosa non voluta avrà il ga, ma può ovviamente essere messa a tema (p.e. nel caso della frase 2, se stavo già parlando di bambini, è ovvio che kodomo sia seguito da wa) o in contrasto con qualcos’altro (quindi posso avere frasi tipo “(boku wa) kodomo wa hoshikunai”)
  • Il tema salta di nuovo fuori, necessariamente, quando il soggetto è una terza persona. Ma come, ci hai detto che non è possibile avere a tema qualcuno che non sia il parlante! – direte voi. Vero, ma il tema salta davvero fuori in due casi, quello complesso a cui accennavo più su e in un’altra situazione. Esiste infatti un caso in cui posso usare la frase, per niente complessa, AはBがほしい A wa B ga hoshii, senza aggiungere proprio nulla, per descrivere cosa un’altra persona desidera. È il caso dello scrittore, o perlomeno del narratore… insomma, la voce che parla quando leggiamo una storia. Se io sono lo scrittore (o il narratore) di una storia, infatti, so tutto del mondo che sto creando, so esattamente quali sono i sentimenti e le sensazioni dei personaggi e posso permettermi di dire cosa un personaggio desidera perché sono io che l’ho deciso. È il caso dell’immagine di inizio articolo, la prima riga (da destra).
  • Il passato (frase 3) è un caso a parte, perché di un evento passato posso sapere esattamente come stavano le cose. Non si tratta di guardare una persona e interpretare cosa pensa al momento, può essere che mi sia stato detto o sia diventato evidente nel tempo.
  • Nelle domande (frasi 4-7) hoshii può essere riferito anche alla 2a persona (Vuoi…? Volete…?), ma è necessario che chi parla e chi ascolta siano in confidenza, altrimenti quest’espressione risulta scortese. Il modo normale di chiedere a qualcuno se vuole una determinata cosa è Aはどうですか/いかがですか。 A wa dou desu ka/ikaga desu ka, con “ikaga” versione più cortese di “dou”.
    飲み物はどうですか。nomimono wa dou desu ka
    Che ne diresti di qualcosa da bere?
    お飲み物はいかがですか。onomimono wa ikaga desu ka
    Le andrebbe qualcosa da bere?
    Ad esempio un ragazzo che ha invitato a casa un senpai userà la prima espressione, mentre un cameriera userà la seconda espressione. Il punto però è che entrambe sono molto meno dirette di “hoshii desu ka” e quindi più cortesi.

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