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N5 in sintesi – Arimasu/imasu: “trovarsi in un luogo” e avere

Aがあります/います (ga arimasu/imasu)
e una parentesi su “wa e ga”

☑ 意味:

  1. Esserci, trovarsi; il luogo (se espresso) è indicato con la particella に (o con には se il complemento è anche tema). Il soggetto, espresso con が (o は se è tema) ha le seguenti limitazioni in base al verbo:
    • arimasu (aru) = C’è/Ci sono cose, oggetti inanimati
    • imasu (iru) = C’è/Ci sono persone, animali, soggetti animati
  2. Possedere, avere; は o には indica la persona che possiede. Ciò che è posseduto, cioè il soggetto di…
    • imasu (iru) → corrisponde a persone, animali, soggetti animati
    • arimasu (aru) → può essere animato o inanimato! (cose, animali, persone)

    Non è così comune, ma se la cosa posseduta è il tema (cioè usa は invece di が), la persona che possiede sarà indicata normalmente solo da に (non da は o には).

☑ 例文:

  1. atarashii messeji ga arimasu
    Ci sono dei nuovi messaggi
  2. messeji wa arimasen
    Non ci sono nuovi messaggi
  3. a! madobe ni suzume ga imasu
    Ah! Sul davanzale c’è un passerotto!
  4. kyoushitsu ni wa sensei to seito ga imasu
    Nell’aula/Nelle aule ci sono insegnanti e studenti
  5. Domanda: dou shiyou?! Risposta: watashi ni kangae ga aru.
    Domanda: Che facciamo?! Risposta: io ho un’idea.
  6. watashi ni wa watashi no kangae ga aru
    Io ho le mie idee.
  7. boku wa kodomo ga futari imasu/arimasu
    Io ho due bambini
  8. Sekinin wa boku ni arimasu
    Ho io la responsabilità
  9. ii kangae wa aru ga, jishin ga nai
    Un’idea buona ce l’ho, è la fiducia in me stesso che non ho

☑ 注意:

  • I due concetti visti (trovarsi in un luogo/possedere qualcosa) appaiono abbastanza distanzi, eppure non lo sono poi così tanto. Da un lato si può ricordare il dativo di possesso del latino (la cosa X è a me = io ho la cosa X). Dall’altro possiamo semplicemente considerare “aru/iru” come verbi che indicano l’esistenza del soggetto. Se una cosa “esiste in un luogo”, si trova in quel luogo (caso 1), se una cosa “esiste vicino/a me”, significa che la possiedo (caso 2).

Non ci sono altre spiegazioni da dare su questi verbi, quindi potete interrompere qui la lettura. Se però vi interessa approfondire e capire il perché di ciascuna frase d’esempio continuate a leggere la prossima pagina, perché le ho commentate di seguito approfittandone per parlare un po’ di particelle (wa e ga in particolare!).

Vai alla prossima pagina per i miei commenti a ciascuna frase d’esempio. In particolare proverò a farvi capire perché uso una particella e non un’altra, p.e. perché wa e non ga?
Attenzione però si tratta di argomenti più avanzati del “solito livello N5” (e divisi su più “pagine”), ma potrebbe essere un articolo importantissimo per voi per capire finalmente quando si usa WA e quando si usa GA. Decidete voi!
じゃあな~ ^___^

Come detto alla pagina precedente qui trovate un commento per ciascuna frase proposta come esempio… o meglio per le prime 4, che sono esempi fondamentali per migliorare la comprensione di wa e ga. Le frasi dalla 5 alla 9 sono trattate in un’altra pagina, come vedrete.

  1. atarashii messeji ga arimasu
    La frase usa “ga” perché appare come una semplice descrizione (informazione fornita) della situazione. Quindi non avrà il “wa” tematico perché “messeji” non è tema della frase (cioè nessuno aveva parlato prima di messaggi, prima che questa frase li citasse).
  2. messeji wa arimasen
    La frase è negativa e le frasi che (di norma) in forma affermativa hanno “ga” (come la 1), alla forma negativa hanno (di norma) “wa” per il medesimo sostantivo. Potrebbe essere ancora vero che nessuno ha citato prima dei messaggi, ma avrei comunque “wa” per via del carattere naturalmente contrastivo (cioè “che crea un contrasto”) della forma negativa.
    Abbiamo detto che la frase 1 descrive una situazione… ma se passiamo al negativo mi si pone una questione: non descrivo una situazione dicendo cosa NON c’è, di solito almeno, (es. non ci sono messaggi). Di norma, quando descrivo un luogo, per esempio, dico cosa c’è.
    Per questo in genere usare la frase negativa “X wa arimasen” sarà un po’ come dire “Se vuoi sapere della cosa X, non c’è” oppure, più in breve, “Questa cosa? Non c’è”. Da ciò si capisce che in un certo senso pongo a tema “di mia iniziativa” l’oggetto che manca. Ovviamente è possibile che si tratti di un vero e proprio tema (se era già stato citato in precedenza).
    Tuttavia possiamo anche vederla in modo diverso… Poniamo che descrivendo una stanza io dica “La cosa X non c’è” …perfetto, ma in ciò di solito è implicito che ci sono altre cose… Ad esempio se guardo una stanza e la descrivo, posso dire che “non ci sono sedie”, cioè dichiaro che le sedie mancano, e ok, ma con l’idea di fondo che ci sono altre cose che è naturale aspettarsi in quella stanza. Come se dicessi “Le sedie mancano (ma il resto c’è)”. Dunque, come preannunciato sopra, “si crea un contrasto”, anche se implicito, e dico che il “wa è contrastivo”.
    Ecco in sostanza perché le frasi negative hanno di solito la particella wa (e poco importa in che misura il wa sia tematico o contrastivo dal punto di vista di chi parla, la nostra frase negativa preferirà di solito avere un soggetto con “wa”).
  3. a! madobe ni suzume ga imasu
    La terza frase aggiunge un luogo in cui qualcosa si trova. Inoltre oltre a descrivere una situazione presenta in modo chiaro l’idea di “percezione” (la definisco una frase “percettiva”). Cioè è chiaro dalla frase che l’ho detta appena mi sono accorto di qualcosa. Ho visto un passero sul davanzale della finestra e appena l’ho visto ho detto “Ehi! C’è un passero sulla finestra!”.
  4. kyoushitsu ni wa sensei to seito ga imasu
    La quarta frase presenta ancora il “trovarsi in un luogo” (l’aula) di alcuni soggetti (studenti e insegnanti). Può essere che qualcuno abbia già citato l’aula oppure che io stia creando un contrasto tra quella particolare aula e un’altra, fatto sta che SE è vera una di queste due cose, non dico kyoushitsu ni sensei to seito ga imasu, dico kyoushitsu ni WA sensei to seito ga imasu.

Nella prossima pagina riassumiamo alcuni concetti espressi fin qui, dato che si tratta della parte fondamentale della “teoria” che riguarda le particelle wa e ga.

Come detto nella scorsa pagina, di seguito riassumerò – per esempi – quanto detto finora concentrandomi sui punti principale che descrivono l’uso delle particelle wa e ga.

① kyoushitsu ni seito ga imasu
pura descrizione fatta “di mia iniziativa”, nessun elemento crea un contrasto, né è stato citato prima: Ci sono degli studenti nell’aula
② a! kyoushitsu ni seito ga imasu
“frase percettiva”, mi sono accorto che c’è uno studente/ci sono gli studenti in aula e lo dico appena me ne sono accorto. Qualcuno potrebbe aver citato prima gli studenti o l’aula, non importa, se la frase è “percettiva” il resto non conta… anche una frase negativa che di norma avrebbe wa, ad esempio, okane wa nai = non ci sono soldi, se è percettiva usa “ga”, okane ga nai = Ehi! Non ci sono soldi! (a tal proposito si veda anche la frase 9).
③ kyoushitsu ni wa seito ga imasu
L’aula appare come tema, poiché citata in precedenza, oppure crea un contrasto, perché dico che gli studenti sono nell’aula intendendo che non sono (per esempio) in giardino come invece pensavo e/o avevo detto. Nel caso in cui l’aula crei un contrasto l’ordine della frase può essere sia quello visto sopra, sia il seguente:
seito ga kyoushitsu ni wa imasu
Se “nell’aula” è semplicemente il tema, però, l’ordine della frase dovrebbe essere sempre quello della frase in grassetto (il tema va all’inizio della frase principale).
seito wa kyoushitsu ni imasu
Stavolta lo/gli studenti sono il tema della frase. Ciò significa, di norma, che se ne è già parlato in precedenza nel discorso (ma non deve essere per forza così! Per approfondire vedi l’ultimo paragrafo).
⑤ kyoushitsu ni wa seito wa imasu
Ebbene sì, possono esserci due wa nella stessa frase (anche di più, ma in genere trovarne 3 o più è quasi impossibile). La frase sopra ci dice che “nell’aula” è tema della frase, se già citata, oppure il suo “wa” è contrastivo (es. gli studenti sono nell’aula… non in giardino). Inoltre capiamo anche che “seito wa” usa un “wa contrastivo”, in quanto se ho più di un “wa” solo il primo può essere tematico: o sono tutti e due contrastivi oppure il primo è tematico e il secondo contrastivo (non viceversa)
⑥ seito wa kyoushitsu ni wa imasu
Non cambia molto rispetto alla frase precedente. Semplicemente, avendo invertito la posizione di “studenti” e “aula”, avrò che “seito wa” può essere tematico o contrastivo (sempre a seconda del contesto), mentre “kyoushitsu ni wa” può essere solo contrastivo.

Il quarto punto può essere approfondito, come detto. Se vi interessa, leggete la spiegazione che trovate nella prossima pagina su “Quando usare “wa” con termini che non erano già presenti nel discorso?”
Se non vi interessa e/o volete continuare subito con l’elenco degli esempi spiegati (interrotto alla frase 4) passate direttamente all’ultima pagina.

Quando usare “wa” con termini che non sono già stati citati?Una buona risposta è “Quando sono concetti generici e/o noti a tutti”.
inu ga taishita supiido de hashitte iru = un cane sta correndo a gran velocità
è una pura descrizione della situazione/di una scena, il cane a cui mi riferisco è un cane preciso, quello che vedo in questo momento. Invece la frase…
inu wa taishita supiido de hashiru = i cani corrono a gran velocità
è una frase che considera “i cani in generale”.
Una frase che generalizza o astrae usa la particella “wa” invece di “ga” …anche se prima nessuno aveva parlato di cani e quindi pensiamo che “i cani” non possano essere il tema della frase: d’altronde non sono già stati citati. Eppure sono il tema della frase perché generalizzando non mi riferisco a un cane in particolare, Fido, Bubu, Ringhio…, ma al “concetto di cane”, che è un concetto ben noto a tutti.

Poniamo che io stia parlando, per esempio, con un certo Giacomo. Giacomo può conoscere, oppure no, il cane di Antonio di cui gli voglio parlare. Oppure posso descrivergli una scena che vedo, in cui c’è “un cane” che corre (e lui potrebbe o no conoscere questo cane). In questi casi il termine “inu” (cane) sarà seguito da “ga”.
Se però dico a Giacomo “il cane è il miglior amico dell’uomo” lui ha subito in mente “il concetto-cane”. Per questo se intendo “cane” in senso generico posso usare “wa” tematico: visto che Giacomo lo ha già in mente come “concetto-cane” posso considerarlo implicitamente tema nel discorso (è qualcosa che non devo introdurre nel discorso come nuova informazione perché Giacomo, anzi, chiunque conosce già questo concetto).

Posso fare lo stesso discorso per “io”, “tu”, “noi”… Quando dico “io” o “tu” uso quasi sempre “wa” perché “io” e “tu” sono termini impliciti nel mio dialogo con l’altra persona, sono termini che non hanno bisogno di “essere introdotti”.
L’idea del “qualcosa noto a tutti” non si applica solo ai concetti generici. Se cito Obama o il film Matrix posso usare direttamente “wa” perché sono sicuramente noti a tutti (o almeno posso presumere che siano noti alla persona con cui parlo).

Lo stesso vale se parlo a Giacomo del nostro comune amico Marco. Non tutti conoscono il mio amico Marco, è vero, ma Giacomo lo conosce e se parlo proprio con Giacomo, tanto mi basta.
Quindi se devo dire a Giacomo, di punto in bianco: “Marco è partito. Lo sapevi?” dirò “Maruko wa shuppatsu shita. Shitte ita ka?”

Bisogna fare un ultimo distinguo… nel caso in cui abbia
ano inu wa taishita supiido de hashitte imasu ne
…in questo caso sto descrivendo una scena, sì, ma per la precisione sto dicendo qualcosa a proposito di un cane che sia io che la persona che mi ascolta stiamo guardando (o perlomeno lo abbiamo entrambi presente come un cane ben preciso). Se il soggetto, il cane in questione, è noto a me e a chi ascolta (come Marco o Obama) o anche se non è “noto” (p.e. io e la persona vicino a me con cui parlo non sappiamo bene come si chiama quel cane, né di chi è), ma risulta visibile a entrambi, allora WA è la particella che uso di solito (come si vede nell’esempio sopra).

Riprendiamo ora il commento alle varie frasi.

  1. Domanda: dou shiyou?! Risposta: watashi ni kangae ga aru
    La risposta è “io ho un’idea”. È il primo esempio che vediamo in cui “aru” mi permette di scrivere il verbo “avere” in italiano. Però va fatta una precisazione a tal proposito. Se si tratta di usare il verbo “avere” nel senso di “ho con me una certa cosa” (es. ho io i biglietti dell’aereo), se si tratta cioè di “portare con sé qualcosa” allora non uso mai “aru”, ma “motsu” (kippu wa watashi ga motte imasu = ho io i biglietti; sull’uso di wa e ga in questa frase torneremo un’altra volta).
    Ad ogni modo la frase dell’esempio sopra equivale a una frase descrittiva come la 1. Se ci fate caso, sia la 1 che la 5 non sono altro che informazioni fornite, di punto in bianco, senza che nessuno abbia citato prima alcuno degli elementi della frase.
  2. watashi ni wa watashi no kangae ga aru
    In questa frase, identica alla precedente, entra in gioco un wa. Traduco “io ho le mie idee” e uso quel “wa” per creare un contrasto, come volessi dire “Io ho le mie idee, tu hai le tue”.
    Viene da chiedersi se “watashi ni wa” non potrebbe essere semplicemente tema. Come ho detto altre volte “io” e “tu” sono sempre elementi impliciti in un discorso e quindi quando compaiono sono spesso tema della frase… SE compaiono perché spesso li sottintendo. Ad ogni modo “watashi ni wa” potrebbe essere, a rigor di logica, solo il tema della frase (non presentare alcuna sfumatura di contrasto), ma in tal caso sarebbe molto più probabile trovare solo “watashi wa”, poiché è una frase la cui struttura ben si presta ad una costruzione tipo tema+commento (sul tema): watashi wa watashi no kangae ga aru sarà una frase priva, di norma, di una sfumatura di contrasto e significherà solo “io ho le mie idee” (non enfatizzerà l’idea “io ho le mie idee e tu hai le tue (e sono diverse)”.
    Allora vi chiederete se “ni wa” enfatizza sempre un contrasto… no, vale per questa frase, con watashi, non può applicarsi a qualunque frase con aru, a volte il complemento con ni wa potrebbe essere solo il tema della frase.
  3. boku wa kodomo ga futari imasu/arimasu
    Questa frase ci fa notare due cose. La prima è che se il tema (“boku wa” o “boku ni wa”), per così dire, “possiede una persona”… cioè se è il soggetto di “aru” è una persona (o più d’una), allora il soggetto non deve necessariamente usare “imasu” (che uso invece quando dico che una persona o un animale si trova in un luogo). Dunque se devo dire “Io ho due bambini” posso scrivere la frase in rosso, con “arimasu” o con “imasu”, non importa. È una particolarità del verbo “aru” quando è usato nel senso di “avere”.
    La seconda cosa che questa frase ci fa notare è il tema. Non c’è la particella “ni”, quindi non ho il vero e proprio complemento (boku ni) reso tema dal contesto (boku ni wa). Ho invece un “tema puro”. Quando scrivo “Boku wa kodomo ga imasu” (Ho un/dei figlio/i), in “boku wa” la particella wa non sostituisce un’altra particella (come succede con ga o wo). Nel resto della frase ho già un soggetto (kodomo ga) e la frase non richiede un complemento oggetto. No, come detto “boku wa” è un “tema puro”. L’idea di fondo è quella di dire “Riguardo a me sappi che…”. Insomma la frase è composta da due elementi, un tema e un commento che riguarda quel tema. Purtroppo rendere in un buon italiano questa fatto è impossibile e alla fine dovrò tradurre, con o senza “ni”, allo stesso modo.
  4. sekinin wa boku ni arimasu
    Ho tradotto questa frase con “Ho io la responsabilità”. Come notate “sekinin” è tema (o crea un contrasto: non possiamo saperlo senza un contesto in cui porre questa frase). Il soggetto della frase italiana, invece, quel “boku” ha perso la particella del tema, è solo un complemento, retto da “ni”, nella frase giapponese. Ma se non è tema, allora ciò significa che fornisce una nuova informazione.
    Dunque ho un elemento che è tema (sekinin, la responsabilità) su cui fornisco una nuova informazione. Come ho fatto altre volte posso porre questa frase in un modo interessante che vi aiuta a capire la diversità tra quel che è tema (già presente nel discorso) e quel che è nuova informazione (che è una novità ovviamente).
    Sekinin wa boku ni arimasu = Sekinin wa? Boku ni arimasu
    cioè “La responzabilità? Ce l’ho io”.
    Da cui deduco che ovviamente si è già discusso di “responsabilità” e deduco che la “notizia” che do a chi mi ha chiesto qualcosa in merito, cioè “Ce l’ho io”, è la nuova informazione. Ecco perché sekinin figura come tema, con “wa, mentre boku ni arimasu è scritto così e non “boku ni wa arimasu”.
    Potevo avere “boku ni wa arimasu”? Sì, ma, visto che il tema era già “sekinin”, “boku ni wa” avrebbe creato un contrasto (es.: La responsabilità? Io ce l’ho… Gianni, di cui parlavi, non ha alcuna responsabilità invece).
  5. ii kangae wa aru ga, jishin ga nai
    Ho tradotto questa frase con “Un’idea buona ce l’ho, è la fiducia in me stesso che non ho”. Nella prima parte abbiamo “una buona idea” (ii kangae wa). Questa sarà (anche) il tema della frase, se abbiamo già parlato di “buone idee”, ma più probabilmente crea semplicemente un contrasto (tra ciò che ho e ciò che non ho).
    Normalmente volendo creare un contrasto potrò scrivere:
    “(Boku wa) A wa aru ga, B wa nai” (Io ho A, ma non ho B)
    La nostra frase usa però “jishin GA nai”, non “jishin wa nai”!
    Abbiamo citato, in una pagina precedente, il fatto che con i verbi al negativo di solito uso “wa”, ma abbiamo anche detto che ha senso dire “okane GA nai” (che ho definito “frase percettiva”). È questo il caso con “jishin GA nai”?
    A meno che vi siate appena accorti del fatto che non avete fiducia in voi stessi, la risposta è no. Guardate invece come ho tradotto in italiano: “è la fiducia che non ho”. Dunque se rendo la nostra frase generica, rispecchiando questa traduzione avrò…
    “(Boku wa) A wa aru ga, B ga nai” = Io ho A, è B (quello) che non ho.
    Andando avanti vi accorgerete di un fatto… Se, specie in una frase dove è normale aspettarsi “wa”, trovate invece “ga”, allora la traduzione italiana si comporta in uno di questi due modi:
    (a) inverte il soggetto e il verbo
    (b) usa “sono/sei/è… xxx (quello) che…”, come nella traduzione di “jishin ga nai”
    Es: se la frase con “wa” è boku wa ikimasu = io ci vado (soggetto e poi verbo);
    boku ga ikimasu = ci vado io (verbo e poi soggetto)/sono io che ci vado
    Quanto detto al punto (a) può valere anche per frasi dove è normale aspettarsi “ga”:
    neko ga imasu = c’è un gatto (verbo e poi soggetto), però non vale sempre!
    Es.: inu ga taishita supiido de hashitte imasu = un cane sta correndo a gran velocità
    Quanto detto al punto (b) invece non è proprio più vero. Se sostituisco “ga” con “wa”, allora creo un contrasto (probabilmente con un diverso animale) oppure introduco “forzatamente” un tema. Creo cioè una di queste due sfumature:
    (i) inu wa imasu = “il cane? (Quello) c’è” o solo “il cane c’è…” (ma manca, o ancora non vedo, l’altro animale di cui parlavamo)
    (ii) inu wa taishita supiido de hashiru = “IL cane corre a gran velocità” (e mi riferisco a “il cane” in senso generico, come avessi detto “Il cane è un animale che corre a gran velocità”.

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