Perché parlarne allora? Perché sono sicuro che vi piacerà. Anche se la più antica testimonianza di nagara-zoku è quella di Ninomiya Kinjirou (di cui vedete una sua statua nell’immagine sopra), il fenomeno in sé resta radicato nella cultura (moderna) dentro e fuori dal Giappone.
Considerando tutto ciò e il fatto che in questo articolo (in 2 parti) parleremo di moto, gang e yakuza, BL e yuri, nuove tecnologie, manga, vizi vari… e di alcune (molte) tra le tante subcultures giapponesi., come dicevo, sono sicuro che vi piacerà parecchio.
Partiamo dal suffisso 族 -zoku
Le sottoculture giovanili del dopoguerra venivano indicate spesso con il suffisso 族 zoku (tribù) a fine parola. Tutto partì da una banda di motociclisti, detta カミナリ族 kaminari-zoku, cioè “la tribù del tuono”. Da lì il termine si allargò a tutti quei fenomeni che potevano essere pensati come “di gruppo”. Primo tra tutti, naturalmente, quello dei 暴走族 bousou-zoku, cioè la “tribù di chi corre fuori controllo”… che poi stava a indicare tutte le bande di motociclisti, riconoscibili per lo stile, rumoroso e fuori-controllo, e una certa tendenza al vandalismo. Alcuni, perlomeno, andavano in giro a spaccare macchine con le spranghe, ma altri cercavano solo di farsi notare e percorrevano in grandi gruppi e lentamente le strade cittadine alla sera. Teppisti molto giapponesi, insomma.
Ma in realtà tutti a quel tempo avevano una loro “tribù”!
Dagli hippy ai salaryman, dagli anziani agli attivisti politici, dai frequentatori di coffee shop (dove si consumava droga, non caffé) agli amanti della musica elettronica (ereki-zoku), a quelli della musica psichedelica (saike-zoku), fino alla comunità gay…
Più che la comunità gay all’inizio si trattava di identificare la comunità di lettori di una rivista di gay manga, bara-zoku (bara = rosa, i.e. il fiore, non il colore). Il termine fu quindi usato per dare un nome alla comunità gay (non fu il contrario) e infine si arrivò a parlare di genere “bara” per indicare i manga a tema omosessuale; gli stessi manga che oggigiorno sono meglio noti come BL, da boys love, menzu rabu (da men’s love), yaoi (yama nashi, ochi nashi, imi nashi = senza crescendo, senza climax, senza significato) e, per finire, shounen ai ( = BL). Ovviamente (poteva mancare?) ci fu il corrispettivo femminile…
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E ancora, per continuare il nostro elenco di tribù, il Giappone ha visto anche l’avvento della hanako-zoku, la “tribù delle lettrici di Hanako”, la rivista femminile dedicata alle “OL” o “office lady“ (impiegate), ma anche la rokabiri-zoku, ovvero la “tribù dei rockabilly” …anche se provo a tradurre così, non penso vi dica molto, quindi date un’occhiata a questo link su wikipedia e guardate qui tutte le (curiose) immagini che volete.