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“Buongiorno, chiwawa!” (5 Espressioni di saluto)

Tutti imparano quasi subito le classiche espressioni per salutare qualcuno, ma raramente gli studenti sanno come e quando usarle in modo naturale. Con questo articolo vedremo le espressioni più comunemente usate quando si incontra qualcuno… e cercheremo di far luce sulle “insidie” (e le battute!) che queste nascondono. Inoltre coglierò l’occasione per presentarvi alcune immagini dal nostro account instagram, @studiaregiapponese!

Venite a trovarci anche lì, vi aspettiamo!  (๑>◡<๑)

1. Ohayou gozaimasu

おはようございます ohayou gozaimasu è la forma classica e cortese dell’avverbio 早く hayaku, presto. Il suo significato, oggigiorno, è un semplice “buongiorno”, ma l’origine dell’espressione equivale a riconoscere che l’altra persona è mattiniera, si è alzata presto, congratularla per la sua scelta salutare (sì, a seconda delle interpretazioni, sembra esagerato, lo so) o cose del genere.

Per questo motivo l’espressione può essere usata solo di mattina, prima di mezzogiorno diciamo, e solo quando si incontra qualcuno e solo per la prima volta durante la giornata. Tuttavia, cosa poco nota (che, ho scoperto, a volte stupisce anche i giapponesi), può essere che sia il saluto richiesto sul posto di lavoro entrando in ufficio, anche quando si ha un turno che comincia di pomeriggio!

Tra amici quest’espressione viene “abbreviata”… in più d’un senso.

Intanto non si usa il gozaimasu finale, che ha il solo scopo di aggiungere cortesia (in origine è la forma cortese di “aru”). Inoltre l’allungamento finale, la “u” di ohayou, può essere eliminato o, graficamente, sostituito da un tratto o un’ondina (おはよう・おはよー・おはよ~).

Esistono espressioni come おーはー oohaa e おっは~ ohhaa che possono essere utilizzate (quasi per scherzo, non sono esattamente recenti) tra amiche, perlomeno (sarà una mia impressione, ma non si sentono molto dai ragazzi). Non le consiglio, ma se le trovate nei manga & co. sapete perché. Allo stesso modo non consiglio di aprire con una battuta (fin troppo giapponese) come おはよーぐると/おはヨーグルト ohayooguruto, contrazione di ohayou e yogurt.

Lo so. Avete ragione. Mi dispiace. Davvero.

2. Konnichiwa

こんにちは konnichiwa si scrive in effetti con un “ha” finale, non “wa”. Questo perché è un’espressione che abbrevia una frase più lunga, del tipo 今日は御機嫌いかがですか konnichi wa gokigen ikaga desu ka?, Come vi sentite (d’umore), quest’oggi? …è però rimasto solo konnichi, che quindi sarebbe scritto con gli stessi kanji di 今日 kyou, oggi (cioè attuale+giorno), ma ormai il saluto è scritto SEMPRE in kana.

Un’altra frase che può abbreviare è 今日はお日柄もよく konnichi wa ohigara mo yoku, oggi è (anche) un giorno propizio… O semplicemente 今日はよいお天気で konnichi wa yoi otenki de, Oggi è una bella giornata… Ad ogni modo, i giapponesi non pensano tutto ciò usando こんにちは konnichiwa, lo usano e basta, ma dalle espressioni d’origine è chiaro che si userà incontrando qualcuno, non andando via!

Attenzione!

Konnichiwa si usa quando è passata l’ora per dire ohayou gozaimasu o reincontrando la stessa persona (posto che non sia sul luogo di lavoro dove si userà otsukaresama).

Inoltre mentre tra amici si può usare semplicemente ohayou, konnichiwa non ha una versione amichevole e quindi non va usata tra amici: è un’espressione formale! Spesso si crede sia “ciao” perché tradotto in inglese con “hello” e chi studia giapponese su materiale inglese si confonde… ma non è così.

Si userà con persone cui portare rispetto (a seconda della persona e del contesto, può essere anche un parente) o con cui non siamo troppo familiari (conoscente, vicino di casa, familiare di un collega, ecc).

Tuttavia in contesti non formali (o per ignoranza), per esempio tra “amici” su internet, può capitare di trovarne la versione informale こんにちわ konnichiwa con il wa (errore stranamente comune). Spesso poi è ulteriormente abbreviabile in こんちわ konchiwa e, più di rado, in こんちゃ koncha. Certe varianti, più o meno datate, possono poi legarsi a です desu e dare strane contrazioni da こんちゃーす konchaasu (koncha + desu),  a ちわっす chiwassu (da konnichiwa desu) a ちっす chissu o ちーっす chiissu (abbreviazione della precedente), espressioni perlopiù maschili (e ormai fuori moda, ma vi capiterà di trovarle scritte, in manga o quant’altro, per cui le riporto). Non entro troppo in merito, ma in genere si tratta di espressioni usate per scherzo o seriamente verso qualcuno a cui si dovrebbe portare rispetto, ma con cui si è anche in confidenza… e ovviamente dipende dal parlante (p.e. degli studentelli che salutano il giovane prof o più spesso membri di un club sportivo verso i propri senpai, ecc).

Ah! Quasi dimenticavo. Anche konnichiwa ha “le sue battute tipiche”, legate al modo di pronunciarlo… Per esempio konnichiWASABI!  e konniCHIWAWA!

…E, ok, non lo faccio più, ma accidenti sono l’unico a trovarle esilaranti?!?

3. Konbanwa

こんばんは konbanwa (notare il kana は “ha” a fine parola) è semplice: è la versione serale di konnichiwa. Vale tutto quanto appena detto per konnichiwa (p.e. si usa incontrando qualcuno NON andando via), eccetto che la sua origine sarà qualcosa tipo “konban wa ii yoru desu ne” (questa sera è una bella serata, eh?) o se volete fare i formali 今晩はご無事に一日をお過ごしになっていい夜をお迎えになりましたね konban wa gobuji ni ichinichi wo osugoshi ni natte ii yoru wo omukae ni narimashita ne (Questa sera avendo trascorso tranquillamente la giornata, accogliete una buona serata, nevvero?). Detto tra noi, LOL, mi sono un po’ lanciato su questa.

Le tipiche abbreviazioni informali di konbanwa, che troverete su internet e nei manga, sono こんばわ konbawa e ばんわ~ banwa. Una curiosità… anche konbanwa ha la sua dose di battute correlate! Per esempio konbanwanko (wanko = cagnolino), konbanwani (wani = coccodrillo), konbanwan (wan = bau/uno, dall’inglese “one”), konbanwantsuu (wantsuu = uno, due, dall’inglese “one” e “two”).

Che c’è? Non mi avrete creduto davvero? Va be’, smetto, ma se foste curiosi, cercate 挨拶ギャグ aisatsu gyagu (qui un esempio).

4. Otsukaresama

お疲れ様 Otsukaresama viene da 疲れ tsukare, fatica, a cui si aggiunge un prefisso e un suffisso onorifico. Serve a riconoscere (almeno traducendo letteralmente) la fatica dell’altra persona. Viene spesso riportata come espressione di commiato (quando due si separano) usata sul posto di lavoro. Classico scambio è “osaki ni shitsurei shimasu” “otsukaresamaaa” (coro dei colleghi). Di questo uso specifico ho parlato in un altro articolo, 5+ modi di salutare andando via. Si tratta però di un’espressione più complessa di così, anche se è raro trovare una spiegazione in proposito.

Si può utilizzare infatti nel corso della giornata per salutare un collega o un superiore, quando lo si incontra nei corridoi per esempio (e non è la prima volta che lo si incontra: a inizio turno si usa ohayou gozaimasu).

Attenzione!

Sentirete forse dire anche ご苦労様 gokurousama (苦労 kurou, fatica, travaglio, sofferenza), ma questa è un’espressione che possono usare solo i superiori, verso chi è sotto di loro… o magari una moglie con il marito che torna a casa stanco da lavoro, ma qui entra in gioco la sensibilità personale.

Può essere seguito da desu o deshita, cosa necessaria perché suoni davvero cortese, ma deshita, essendo un passato, va usato solo quando qualcosa è effettivamente compiuto… alla fine di un progetto o di una giornata di lavoro (quindi non durante la giornata, incrociando qualcuno nei corridoi).

Si può usare anche con gli amici! お疲れさま (spesso in contesti così, meno formali, diminuisce la quantità di kanji usata), おつかれさまで~す otsukaresama deeesu, おつかれさん otsukaresan, お疲れ! otsukare! …sono tutte espressioni utilizzabili quando si incontra qualche amico che sappiamo essere “stanco”, non necessariamente in senso letterale, magari solo perché lo incontriamo dopo il lavoro e quindi si presume sia stanco o comunque vogliamo “riconoscere” la sua fatica (otsukare) come “molto onorevole” (vecchia traduzione di “sama” da film anni ’70).

Ok, dovrebbe essere tutto, passiamo al prossimo punto, sì? Bene, allora per onorare la vostra fatica di lettori arrivati fin qui… otsukaree raisu! …Ci cascate sempre.

Otsukaree raisu viene dalla pronuncia giapponese di curry rice, cioè proprio karee rais(u)… “Otsukare” però è un’espressione abbastanza colloquiale. Volete un maggior grado di cortesia? E allora beccatevi otsukare-samaazu (dal termine summers, nome di un duo comico giapponese).

5. I “saluti” tra amici

Tra amici non si usa davvero un saluto particolare… ci sono tante possibilità, che dipendono perlopiù dal sesso e dalla sensibilità di chi saluta. Sentirete semplicemente chiamare per nome l’altra persona, oppure usare un suono tipo “Ooh!” (molto comune), “yo!” (molto comune solo nei manga/anime) o “ya!”. Gli uomini in particolare potrebbero usare “ossu!” (espressione derivata dal mondo delle arti marziali) o “uissu!” (a volte diventano semplicemente una lunga esse: -ssu).

Le ragazze potrebbero (ancora) usare un’espressione tipo “yaahhoo!” (nope, non c’entra il caro vecchio Yahoo, deriva dallo Yodel! Non scherzo!). Sono tre espressioni che definirei ormai datate, ma ad ogni modo le ritrovate ancora tranquillamente in manga e quant’altro …un esempio con yahhoo è qui sotto XD

Nel caso in cui sia parecchio che uno non incontra un amico (e visti i ritmi di lavoro giapponese, può essere normale uscire con gli amici ogni 6 mesi), si può utilizzare お久しぶり ohisashiburi… eventualmente senza la o- iniziale (hisashiburi) e con o senza un “ne” o “na” finale (come a dire “eh?”, “vero?”). Equivale sostanzialmente a dire “Quanto tempo… (che non ci vediamo)!” ed ha contrazioni slang/colloquiale tipo: おひさ ohisa, ひさ~ hisaa, おひ~ ohii.

L’outsider, doumo

どうも doumo è noto come ringraziamento, ma ha varie altre funzioni. Tra queste c’è quella di saluto utilizzato quando si incontra qualcuno… Attenzione però, è usato spesso dalle donne (dalla 30ina in su, direi), perché doumo è un saluto cortese valido soprattutto quando non sapete cos’altro usare (p.e. otsukaresama per i corridoi) e questo riguarda sicuramente due casalinghe vicine di casa, ad esempio. Per capirci, una trasmissione giapponese sul giapponese che si incontrava sull’opportunità di usare otsukaresama desu incrociando il direttore della propria azienda (a dispetto dei libri, c’è chi dice che va evitato anche otsukaresama con i superiori) ha alla fine spiegato che banalmente la cosa più ragionevole è usare doumo: shachou, doumo desu (Salve, direttore), tanto banale quanto elegante, direi^^.

A どうも doumo ho dedicato un articolo, L’insostenibile leggerezza di doumo, non perdetevelo!

Bene e ora, per le battute finali… niente, perché sono cattivo. Ma grazie a tutti voi, della pazienza e per aver letto fin qui. È stata lunga, vero? Otsukaree raisu! 😛

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