No, niente anime, era solo una battuta. La seconda serie sta per arrivare ma non sarà tutta al femminile. No, oggi diamo un’occhiata a Piece of Tokyo, che si autodefinisce “The art project, describing Tokyo in a creative way.” (Il progetto artistico, descrivere Tokyo in modo creativo).
La mia battuta non sarà stata granché, ma è una traduzione fantastica se pensate che il titolo giapponese del progetto è 東巨女子 Tokyo joshi, cioè ragazze di Tokyo… dove, attenzione, il “kyo” di Tokyo 東京 è sostituito dal “kyo” di 巨人 kyojin, cioè “giganti”.
Sì perché è questo il tema del progetto, fatto di immagini e video, presentare alcuni luoghi di Tokyo in associazione ad alcuni stereotipi di donna giapponese (quanto amano gli stereotipi!) in scala 100 a 1, metro più metro meno. Per esempio…
Dal punto di vista dei video, uno risalta su tutti gli altri, anche per il tema. Una ragazza prova a farcela da sola nella grande Tokyo, ma è dura. I chikan (pervertiti) sul treno e a lavoro, il senso di inadeguatezza e impotenza, la rabbia… un sorriso, ricambiato, quando le compare una gigante sé stessa da giovane, in costume di fronte al famoso Arakawa Bridge, imbarazzata sì, ma piena di coraggio, “grandissima”, come recita la canzone che segue e descrive momento per momento la vita di Yamada.
Attenzione però, Yamada ritrova la forza, ma è una forza solo interiore. Lo scatto d’orgoglio è lasciato alle parole del cantante, proprio alla fine: “kusottare! (str*nzi!)”
Vi avverto che alcuni degli altri video che trovate sul sito Piece of Tokyo, sono un po’ ammiccanti, se il genere non vi va, non guardateli… e non mostrateli a Le Iene o gli viene un coccolone, poverini.