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Parole forti! – Ishindenshin

ishindenshin

以心伝心
ISHINDENSHIN

lett.: Trasmettere l’animo , tramite  l’animo 心 – Indica la capacità di intendere ciò che qualcun altro prova o pensa – o di fargli capire ciò che proviamo o pensiamo – senza bisogno di parole, in modo naturale, con l’atteggiamento, uno sguardo, ecc. o semplicemente perché tra i due c’è una tale sintonia che le parole sono superflue (non a caso si usa anche per gli innamorati).

以心伝心 è in effetti uno yojijukugo, come ne abbiamo visti altri. È un detto di origine buddista (come una gran parte degli yojijukugo) e in quanto tale è facile immaginare che in origine non avesse nulla a che fare con gli innamorati…

Si riferiva infatti alla comunicazione spontanea e non verbale che avviene tra il maestro, che impartisce insegnamenti, e un bravo discepolo, che li accoglie.

Ma se è un detto di origine buddista, ciò significa anche che è di origine cinese (la lingua cinese e i kanji arrivarono in Giappone soprattutto per permettere la lettura dei testi buddisti). L’origine cinese, tra l’altro, si vede nell’ordine dei kanji, ben diverso da quello delle parole che ritroviamo nella frase giapponese con lo stesso significato:

 → 以て伝う
che in italiano diverrà
trasmettere 伝 l’animo (ciò che si prova) , tramite  l’animo

…in effetti è una traduzione molto “pesata” perché tipicamente 心 è tradotto con “cuore”, ma si tratta di una traduzione molto limitata dal punto di vista del senso (心 può indicare l’animo, appunto, la mente, e perfino le intenzioni di una persona), per quanto, “cuore” sia una traduzione decisamente adatta in moltissimi casi.

Vediamo alcuni esempi…

彼とは幼少時代からの付き合いで、以心伝心の仲だ。
kare to wa youshou jidai kara no tsukiai de, ishindenshin no naka da.
Con lui c’è, fin dai tempi dell’infanzia, un rapporto così stretto che [è una relazione in cui] (praticamente) non abbiamo bisogno di parole per capirci.

僕らはいつも以心伝心。
bokura wa itsumo ishindenshin.
Noi ci intendiamo sempre senza bisogno di parole.

お互いの心は以心伝心で何となくわかっていた。
otagai no kokoro wa ishindenshin de nantonaku wakatte ita.
Quel che l’altro pensava, in qualche modo lo capivamo senza bisogno di parole.

…ma non solo, questo detto ha una certa popolarità anche nei media: ecco un’immagine da un recente drama con Satomi Ishihara. Quel che intende è: “Guarda (il telefono)! Ho parlato di lui/Volevo chiamarlo… e mi ha chiamato lui!” (il “lui” in questione è quel 幸人 dei sottotitoli).

Da un lato, quindi, lo ritroviamo su youtube, dall’altro lo troviamo spesso anche sbagliato: 意心伝心 e 以心電信 sono scritture errate dello stesso detto. E ora, video!

L’uso che se ne fa qui sotto, come fosse un verbo in suru (il titolo è ishindenshin shiyou), è improprio, ma è qualcosa che avviene spesso nel giapponese più colloquiale (cioè prendere un nome qualsiasi e usarlo come un verbo in suru); il sottotitolo del recente anime Haruchika, che comprende le parole seishun suru, “fare giovinezza”, ne è un esempio

Uno di quei casi in cui viene scritto male (nel titolo)

Pubblicità della Subaru, in cui il senpai alla fine dice al kouhai (che voleva licenziarsi) “Vedi che lo capisci!”, nonostante non si siano detti ciò che è davvero importante.

…be’, direi che è tutto.

Immagino abbiate almeno una persona con cui “fare ishindenshin”… vi sarà capitato chissà quante volte, eppure non sapevate che quel che stavate facendo ha in realtà un nome. Niente male eh? 😉

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