hoshi wo mi ni iku

Andare/venire a…

Oggi trattiamo un’espressione molto comune che ci permettere di rendere l’italiano andare/venire a fare una determinata azione.

意味: La base in -masu (forma in -masu senza il masu) seguita dalla particella “ni” e da un verbo di moto (andare, venire, tornare…). Il senso è quello di spostarsi per poi eseguire una certa azione.

例文:

  1. じゃ、僕はタンスを買いに行くね。
    ja, boku wa tansu wo kai ni iku ne.
    allora io vado a comprare il comò, ok?
  2. お母さんは買い物(を)しに行った。
    okaasan wa kaimono (wo) shi ni itta.
    La mamma è andata a fare la spesa.
  3. お母さんは毎日市場に買い物(を)しに行く。
    okaasan wa mainichi ichiba ni kaimono (wo) shi ni iku.
    La mamma va ogni giorno a fare la spesa al mercato.
  4. いっしょに星を見に行こう。
    issho ni hoshi wo mi ni ikou.
    Andiamo insieme a vedere le stelle
  5. 夫はもう一度チェックしに戻りました。
    otto wa mou ichido chekku shi ni modorimashita.
    Mio marito è tornato a controllare ancora una volta.
  6. 買い忘れた物をスーパーに買いに戻った。
    kaiwasureta mono wo suupaa ni kai ni modotta.
    Sono tornato a comprare al super una cosa che avevo dimenticato di comprare.

注意:

  • La base in -masu (forma in -masu senza il masu) equivale un po’ a un sostantivo. P.e. la frase 夫の帰りを待つ otto no kaeri wo matsu, aspettare il ritorno del marito, usa kaeri (dal verbo kaeru, kaerimasu, ritornare) nel senso di “ritorno”. Per questo motivo è ragionevole legargli una particella (di solito ai verbi non si legano le particelle dei complementi, ma se il verbo è in una forma che equivale a un sostantivo, il discorso cambia).
  • Dato che vediamo la particella “ni” con un verbo di moto è facile pensare a questa forma come se “base in masu + ni” fosse un complemento di moto a luogo… e perché non farlo? Va detto però che poi possiamo trovare comunque un altro complemento di luogo (vd. frase 3).
  • Sempre sul complemento di moto a luogo. Se non si tratta di un luogo vero in teoria dovremmo usare “no tokoro ni”. Es.: watashi no tokoro ni kite kudasai = Vieni da me per favore. Il “watashi” non è un luogo, così aggiungo “no tokoro ni”. Tuttavia questa regola è valida sempre quando si ha una persona e si usa in italiano “da”, non è vera in altre situazioni… p.e.: 買い物に行く kaimono ni iku, andare a fare spese, non ha bisogno del verbo “suru”, come si vede… e anche in questo caso posso aggiungere un’altra espressione di moto a luogo (市場に買い物に行く). Lo stesso si può dire per altri vocaboli, p.e. nel caso di “lavoro” (shigoto) ma potete immaginare il significato vari leggermente: vado a lavoro (shigoto ni iku) e vado a lavorare (shigoto shi ni iku) sono diversi anche in italiano, proprio perché nel primo caso “lavoro” è sentito più come un luogo, sia in italiano che in giapponese (e infatti manca la radice del verbo suru, fare, in giapponese).

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9 thoughts on “N5 in sintesi – Andare a…, venire a… ecc.

  1. Il titolo è STANOTTE VADO A VEDERE LE STELLE!!!!!
    Ce l’ho fatta! Per la prima volta ho tradotto una frase completa senza consultare dizionari!!!
    Sono contentissimo!! 🙂 😉 🙂
    Poi ovviamente ho i soliti dubbi di pronuncia… dalle pronunce che ho memorizzato, stanotte potrebbe essere こんよる, こんよ o こんや…. o addirittura qualcosa di irregolarissimo… Stelle è ほし o せい [o しょう]?? Booooh.. Non importa, ci arriverò.
    In fondo c’è una frase che leggerei “yorusora ni ha roman ga ippai” (sento già le risate) e ignorando il significato del verbo ippai, forse vuol dire qualcosa tipo “nel cielo notturno c’è un romanzo”. Ri-Booooh!!!
    Però considerando che lo studio del giapponese è forse al 20° posto nelle mie attività (massimo un quarto d’ora al giorno), sono strasoddisfatto e sento di aver conquistato una vetta importante.
    Grazie Riccardo! 😉

  2. kon’ya hoshi wo mi ni ikou
    stanotte andiamo a vedere le stelle
    ikou/ikimashou può essere tanto un “let’s go” (andiamo), quanto una dichiarazione della propria volontà (tra le varie situazioni possibili possiamo citarne una forse più chiara, cioè quando, per esempio, uno dice “forza, diamoci dentro” e in effetti sta parlando a sé stesso).
    Su kon’ya e hoshi vale il discorso del tipo “se un kanji è da solo uso la pronuncia kun (es. hoshi), se è in compagnia uso la pronuncia on (es. ya in kon’ya)”.

    L’altra frase è
    “yozora ni wa roman ga ippai”, nel cielo notturno c’è un sacco di romanticismo (per così dire, la loro definizione di “romantico” e “romanticismo” è un po’ distorta rispetto all’italiano).

    …e qui con yozora vediamo già un’eccezione alla regola sopra: yo e sora sono le pronunce kun eppure si usano anche se i due kanji compaiono insieme per formare una parola. Nessuno è perfetto.

    Cmq mi fa piacere vedere che la mia ritrosia e mettere chiare traduzioni delle immagini ha un suo effetto… mi piace pensarle come teaser, sperando che qualcuno si cimenti… sono felice di vedere che funziona! ^__^

  3. La frase 5 in italiano non suona tanto bene…il marito torna ancora una volta a controllare… cosa? Non si fida e torna a controllare la moglie? Alla lettera sarebbe “torna a fare un controllo” (ho pensato anche ad un controllo medico) ma manca un po’ di contesto secondo me. Poi magari in giapponese ha un suo senso logico, non saprei.
    Comunque bell’articolo…pratico ed esauriente. Aspetto sempre con impazienza i tuoi post di grammatica! Grazie

    1. “Mio marito è tornato a controllare”, veramente. Per esempio la casa, il gas, o qualsiasi cosa ci sia stata richiesta… Non importa il contesto. La traduzione è letterale, noi diremmo “è tornato/andato di nuovo a controllare”… Metti che lei sia al telefono con qualcuno che richiede di fare un controllo, del contatore o che so io…

  4. Ciao.

    Che differenza c’è tra le forme te iru, te iku/kuru e ni iku/kuru? So sia la prima che l’ultima forma, ma quando mi capita di vedere quella in mezzo, e mi capita spesso, non capisco come devo pensarla. A volte mi sembra uguale alla prima e a volte all’ultima. Ho cercato di fare degli esempi con lo stesso verbo iniziale (tipo 買う), ma non so se si possa usare con tutte e tre le forme (per la storia dei verbi durativi e istantanei). Spero che si sia capito che cosa intendo dire.

    Grazie.

    1. Non è esattamente una domanda esauribile in un commento. La forma in -te iru e quelle in -te iku/kuru hanno ciascuna vari significati. La forma in -te iru poi non ci azzecca proprio con le altre.

      Le forme in -te iku e -te kuru però possono essere confuse con base in masu + ni iku e base in masu + ni kuru quando -te iku e -te kuru assumono in particolare uno tra i loro vari significati. In particolare se dico “katte kite kudasai” può essere inteso come “vai a comprarlo”, mentre “katte kimasu” può essere inteso come “vado a comprarlo”. Ma se al telefono mi dicono di comprare una cosa sulla strada di casa dico “katte ikimasu” e in italiano traduco magari “vado a comprarlo”, perché?
      Perché la forma in -te sta lì solo a coordinare. “Katte kimasu” è come dire “lo compro e torno” (così come itte kimasu è “vado e torno”), mentre “katte ikimasu” detto al telefono significa “lo compro e vado (da te)”.
      Tutto ha a che fare con il fatto che kimasu e ikimasu implicano rispettivamente un avvicinamento e un allontanamento dalla posizione di chi parla… anche se ad avvicinarsi/allontanarsi sarà il parlante: chotto konbini de juuzu wo katte kimasu = Compro un attimo del succo al konbini e vengo (= e torno). Una frase così dice quindi che vai al konbini e torni, mentre “kai ni ikimasu” dice solo che “vai a comprarlo” e stop.

      Per il resto altri verbi con -te kuru e -te iku si usano con altre sfumature anche se resta l’idea di allontanamento/avvicinamento. Tuttavia c’è molto altro (p.e. l’uso temporale di iku/kuru) che è impossibile spiegarti qui… il commento è già bello lungo così.

  5. Ho trovato 駅まで送っていきました tradotto come “Lo accompagnava fino alla stazione”. Si riferisce a un’abitudine. Quando l’avevo visto la prima volta, avevo pensato che significasse tipo “Andava accompagnandolo fino alla stazione”. Tu come lo tradurresti? “Lo accompagnava fino alla stazione e andava”?
    Tra l’altro, in questi casi, いく e くる si scrivono in hiragana, giusto?

    1. Ci sono 6 diversi usi della forma -te iku/kuru.
      Quello che mi hai chiesto prima valeva per molti verbi, tra cui “kau”.
      Nel caso di altri verbi non è detto che valga. Okuru ad esempio è coinvolto da altri due diversi usi di questa forma, a seconda della situazione. Uno di questi due però richiede per forza il verbo kuru (haha wa mikan wo okutte kita) e non è quello che mi hai chiesto.

      L’altro caso riguarda verbi come motsu, tsureru, okuru… I verbi in questione sono azioni il cui risultato si conserva durante il moto espresso da iku/kuru.
      A tal proposito ti faccio notare che traduciamo motsu con “portare”, ma “portare” implica necessariamente un moto (es. portare una cassa dal punto a al punto b). Il vero verbo motsu è qualcosa di più simile a “reggere”, il caricare/prendere su di sé qualcosa, e non implica un moto.
      Ad ogni modo, come già succedeva con “kau”, iku e kuru aggiungono direzionalità all’azione (e l’idea di moto). Con kau e altri verbi le due azioni avvenivano una dopo l’altra, potremmo dire, qui invece avvengono in contemporanea, o comunque a prescindere da un ordine cronologico.

      Si tratta in fondo della natura della forma in -te, che può unire due verbi in ordine cronologico (p.e. in “eiga wo mite, shoppingu shite kaerimashita” le tre azioni avvengono in quest’ordine) oppure a prescindere da un ordine cronologico (“utatte odoru”, canto e ballo, non significa che prima canto e poi ballo; altro es.: “hitoban-juu zutto nonde tabete ita”).

      Lo stesso vale per tsureru. Tsurete iku significa accompagnare qualcuno (ma senza necessariamente separarsi dopo, a differenza di quanto avviene con okuru). Se dico tsurete iku significa che accompagno qualcuno allontanandomi da dove mi trovo adesso. Se dico tsurete kuru significa che accompagnerò qualcuno venendo nel luogo dove mi trovo in questo momento (i.e. vado da qualcuno e lo porto qui dove sono ora). Lo stesso ovviamente vale per “okurete iku” (attenzione, okurete kuru di norma ricade sempre nell’altro caso che dicevo o in quello di kau)

      Per certi verbi c’è un po’ più di dubbio. Per esempio kite iku in “kyou wa dono fuku wo kite ikou kana…” appartiene al caso di “kau” o al caso di “motsu”? Non è importante però, in fondo tutti e due sono sottocasi dello stesso uso spaziale di -te iku/kuru e la traduzione possibile è sempre una sola.

      P.s. tl;dr va tradotto semplicemente “l’ho accompagnato (fino) alla stazione”
      P.p.s. i verbi usati come ausiliari si scrivono senza kanji, quindi sì, いく e くる

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