Non mi riferisco allo splendido libro di Fosco Maraini, Ore giapponesi, che comunque vi consiglio, mi riferisco banalmente all’orario espresso in giapponese, perché è di questo che parleremo oggi. Banale! – penserà qualcuno, ma si sbaglierebbe, vedremo anche due o tre espressioni che ben più di rado vengono insegnate sui testi, ma sono molto utili nel linguaggio quotidiano!

Invece il modo di esprimere l’ora, quasi banale, si trova un po’ ovunque, per l’appunto, e tuttavia partiremo proprio da lì (capirete che è inevitabile se si vuole fare un bel discorso completo sull’argomento).

Partiamo dal “formato“. Se passate sopra la data con il mouse, inoltre, vi comparirà l’ora della pubblicazione, in questo formato: hhmmss秒 , così come vedete qui sotto.

formato orarioA proposito, se voleste inserire la data e l’ora nel vostro blog su wordpress basta che sotto le “impostazioni generali” del blog scriviate Y年n月j日 e H時i分s秒 lì dove vi permette di inserire i formati personalizzati per data e orario.

Ok, nell’immagine vediamo 9時30分09秒 …ma come si legge?!

L’ora, 9時 , si legge “kuji”, come accennato nel precedente articolo sul tempo, dal titolo Che giorno é? Che anno è?. Ah, se anche l’avete già letto, tenete presente che vi ho aggiunto una parte sull’era Heisei e su come calcolare in che anno dell’era Heisei siamo (la data così scritta è molto più usata di quanto immaginiate).

D’accordo – direte voi – ma di “ku-ji”, ce lo avevi già detto. Cosa ci puoi dire di nuovo?

Molte più cose di quante ne possiate immaginare… ma andiamo con ordine.

Tanto per cominciare teniamo ben presente che:

  1. il kanji 時 di ora si legge ji
  2. il kanji 分 dei minuti si legge fun
  3. il kanji 秒 dei secondi si legge byou

Quindi abbiamo che 9時30分09秒 andrà letto kuiji sanjuppun kyuubyou. Non che di norma leggendo l’ora si usino anche i secondi… ma portate pazienza e seguitemi.

Per rispondere alla domanda 何時ですか nanji desu ka, i.e. “Che ore sono?” dovremo saper dire ore, minuti, opzionalmente i secondi… e se possibile anche qualche altra intelligente espressione che ci permetta di arrotondare, come “le 10 meno 20”, per capirci.

1. L’ora

Le ore sono spesso usate dallo zero (mezzanotte) alle 12 e quindi ripetute, dall’una alle 23. Come ben sapete noi usiamo a.m. e p.m., in giapponese si usano i termini 午前 gozen e 午後 gogo, cioè, banalmente, “mattino” e “pomeriggio”. Si tratta di prefissi, quindi scriverò 午前3時 gozen sanji per dire “le tre del mattino”. Inoltre per le “ore piccole”, così come noi diciamo sia le due del mattino che le due di notte, anche i giapponesi usano un’alternativa: 深夜 shin’ya, ovvero “notte fonda”.

Tuttavia, proprio come per noi, le ore possono essere espresse anche in progressione, dalle 00 alle 23… o le 24? Sì, perché a ben guardare a volte usiamo “le 24”. In particolare a voce, non diciamo mai “le zero”, e “le zero-zero” suona “militaresco”, no? Mezzanotte è certamente il termine più usato in una normale conversazione, ma pensate a un’annunciatrice televisiva, o a qualcuno che vuole parlare della mezzanotte come fosse appartenente allo stesso giorno di cui ha parlato fino a quel momento… dirà le 24, giusto? Non dirà certo, che so, le zero e quindici minuti di domani.

I giapponesi fanno lo stesso, ma non si limitano alle 24. Non è raro vedere sovrimpressioni che annunciano lo spostamento di un programma, p.e. dalle 23:37 (sì, i giapponesi sono molto precisi) alle 25:47.

Sì, avete letto bene, non è un errore, ho proprio detto le 25. E non si limitano alle 25, potete trovare anche le 26 o le 27, si arriva perfino a “le 30” delle volte. Attenzione però che non si usa nella vita quotidiana, l’uso è nato in riferimento alla tv, alla radio e ai discorsi relativi alle programmazioni. È poi stato ripreso anche, che io sappia, dai negozi, dalle ferrovie (per evitare il cambio di data nello specificare l’arrivo di un treno partito prima della mezzanotte), e ancora nei rapporti di lavoro con un’azienda che si trova in un paese con un diverso fuso orario – a quanto ho letto – ma la gente di norma non usa questo sistema in una conversazione, quindi non date appuntamento a una ragazza per “le 25 davanti alla stazione”. Perché dareste l’impressione d’essere dei tipi strani, e perché il Giappone non è così sicuro come lo dipingono e l’una di notte è sempre l’una di notte.

E ora vediamo le ore (ok, scusate il gioco di parole):

  • mezzanotte 0時 reiji
  • l’una 1時 ichiji (si può premettere shin’ya o gozen per evitare confusione)
  • le due 2時 niji
  • le tre 3時 sanji
  • le quattro 4時 yoji (NON yonji, che è un errore da bambini, né “shiji”)
  • le cinque 5時 goji
  • le sei 6時 rokuji
  • le sette 7時 shichiji (a volte nanaji solo per evitare confusione con ichiji)
  • le otto 8時 hachiji
  • le nove 9時 kuji (NON kyuuji!)
  • le dieci 10時 juuji
  • le undici 11時 juuichiji
  • le dodici 12時 juuniji / mezzogiorno 正午 shougo
  • le tredici/l’una 13時 juusanji / gogo ichiji
  • la quattordici/le due 14時 juuyoji / gogo niji
  • le quindici/le tre 15時 juugoji / gogo sanji
  • le sedici/… 16時 juurokuji / …
  • le diciassette 17時 juushichiji (juunanaji per evitare confusione)
  • le diciotto 18時 juuhachiji
  • le diciannove 19時 juukuji (NON juukyuuji)
  • le venti 20時 nijuuji
  • le ventuno 21時 nijuuichiji
  • le ventidue 22時 nijuuniji
  • le ventitré 23時 nijuusanji
  • le ventiquattro 24時 nijuuyoji / gogo juuniji

Per sfizio aggiungiamo le “ore piccole”, usate secondo i criteri detti.

  • le venticinque 25時 nijuugoji
  • le ventisei 26時 nijuurokuji
  • le ventisette 27時 nijuushichiji
  • le ventotto 28時 nijuuhachiji
  • le ventinove 29時 nijuukuji
  • le trenta 30時 sanjuuji

Note. Come vedete ancora una volta il 4 è tra i cattivi. A proposito, sapevate che contando (non contando degli oggetti, solo enunciando le cifre) i giapponesi usano la pronuncia “shi” a salire, mentre usano “yon” nei conti alla rovescia? Come dire che, niente, il numero quattro è e resta il peggior nemico degli studenti.

Per mezzogiorno oltre a 正午 esiste 真昼 mahiru, che però ha anche il senso di “pieno giorno”. Allo stesso modo per mezzanotte esistono il poco usato 正子 shoushi e 真夜中, che però ha anche il significato di “piena notte”. Insomma, quando volete intendere l’orario in modo preciso (le 12:00 di giorno o di notte) vi conviene evitare mahiru e mayonaka.

2. I minuti

Non sto certo a scrivervi tutti e sessanta i minuti, ma il bello è che il tutto si ripete molto semplicemente, non ci saranno, vedrete, grossi problemi di comprensione o, che so, strani cambi di pronuncia tra 4, 14, 24 minuti, ecc.

NB metto i kanji dei numeri, ma di norma troverete i numeri romani.

  • 1 minuto = 一分 , いっぷん (ippun)
  • 2 minuti = 二分 , にふん (nifun)
  • 3 minuti = 三分 , さんぷん (sanpun)
  • 4 minuti = 四分 , よんぷん (yonpun), o, più di rado, よんふん (yonfun)
  • 5 minuti = 五分 , ごふん (gofun)
  • 6 minuti = 六分 , ろっぷん (roppun)
  • 7 minuti = 七分 , ななふん (nanafun), o, più di rado, しちふん (shichifun)
  • 8 minuti = 八分 , はっぷん (happun) o はちふん (hachifun)
  • 9 minuti = 九分 , きゅうふん (kyuufun)
  • 10 minuti = 十分 , じゅっぷん (juppun) o じっぷん (jippun)
  • I seguenti premettono il 10 (juu), quindi juu-ippun, juu-nifun, juu-sanpun, ecc. Non cambia nulla nemmeno quando premetto 20, 30, 40, ecc.. Ad esempio avrò nijuu-yonpun (24分), sanjuunifun (32分), yonjuu-nanafun (47分), gojuuippun (51分) ecc.
  • Più per curiosità che altro… zero minuti si dice “reifun” e si scriverà per lo più con lo zero, ma la pronuncia “rei” viene attribuita allo zero per la pronuncia del kanji che rende il concetto di zero: 零. In alternativa si può pronunciare come zero in inglese (ゼロ zero).
  • Un altro termine poco utile, credo, ma che vediamo è 百分, in kana ひゃっぷん, cioè 100 minuti, che va letto hyappun. 200 minuti sarà nihyappun, mentre 201 nihyakuippun, 300 minuti si dirà sanbyappun, 301 minuti invece sanbyakuippun. Come vedete il ku di hyaku si “lega” al classificatore, ma non al numero che eventualmente precede il classificatore… insomma 300分 è sanbyappun, ma 308分 si leggerà sanbyaku hachifun, non sanbyappappun, che sarebbe impronunciabile.
  • Le pronunce per le successive centinaia di minuti sono abbastanza prevedibili e rispettano le solite regole viste per i numeri, ma attenzione a non cadere nel tranello di paragonare la ふ di fun e la ひ di hyaku. Per esempio ho yonPun, ma yonHyaku. Dunque 400 è yonhyappun, 500 è gohyappun, 600 è roppyappun, poi ho nanahyappun, happyappun (o hachi-hyappun), kyuuhyappun.
  • Infine abbiamo 1000分/千分 senpun per mille minuti e 1万分 ichimanpun per 10 mila (arrivando alle decine di migliaia diventa pratico l’uso del kanji di 10 mila preceduto dalla cifra, quindi spesso si preferisce scrivere così, ad esempio i prezzi).
3. I secondi

Poiché il kanji di “secondo” 秒 si legge “byou”, possiamo stare allegri: nessuna stranezza nelle pronunce dei secondi, dato che “byou” non si modificherà, qualunque sia il numero che lo preceda. Avremo quindi ichibyou, nibyou, sanbyou, yonbyou, gobyou, rokubyou, nanabyou (o shichibyou), kyuubyou, juubyou, juuichibyou, juunibyou… ecc. Come negli altri casi la scrittura giapponese preferirà l’uso della cifra al kanji del numero.

Poiché sono così regolari e perché di solito nel dire l’ora non si aggiungono anche i secondi, ci fermiamo qui per quanto riguarda questo argomento e passiamo a come… Chiedere e dire l’ora; si tratta però di un argomento che vedremo la prossima volta.

 Alla prossima! ☆〜(ゝ。∂)

23 thoughts on “Ore Giapponesi

  1. Ciao, Kaze! お久しぶり!
    Non credo di aver commentato in più di un anno… Ad ogni modo, eccomi qui. Innanzitutto, complimenti, è un ottimo articolo, come sempre, ma ho una domanda sulle centinaia di minuti. Ci sono delle situazioni particolari in cui è preferibile usare la dicitura “100 minuti” al posto di “un’ora e quaranta minuti”? O anche per un giapponese suona innaturale?

    1. Hisashiburi!
      È proprio come immagini, 100 minuti puoi sentirlo in alcune situazioni particolari, ma non è la norma. Il principale motivo per parlarne sta nel fatto che è un buon esercizio sull’uso dei classificatori (qui 分 fun? pun? O magari bun?!) e sulla eventuale sonorizzazione (es. sanByaku, roPPyaku…).

  2. buongiorno!ovviamente grazie per l’articolo e…domandina:dopo i prefissi gozen e gogo(o shinya) si mette o no il “no”?ho visto scritto ad esempio “gozen no sanji”,è sbagliato?grazie!

    1. Non è sbagliato. Semplicemente gogo sanji suonerà più come le 3 p.m., mentre gogo no sanji ssuonerà più come le tre del pomeriggio… perché se usi “no” stai dicendo per esteso “del pomeriggio”, se non lo usi invece usi “gogo” un po’ come un prefisso… noi usiamo il “suffisso” p.m., in giapponese invece si indica prima dell’ora.
      Ovviamente è una differenza “arbitraria”. Ad ogni modo, senza il “no” sembra un po’ più popolare.

      Poi se invece usi gozen/gogo con il no legandoli ad altri sostantivi, va benissimo, anzi è l’unica cosa da fare…
      gogo no koucha è “il tè del pomeriggio” …e non diresti gogo-koucha.
      Puoi dire però
      gogo koucha wo itsumo nomimasu
      al pomeriggio bevo sempre il tè
      …ma questo gogo = gogo ni, perché come detto gozen/gogo possono usare o non usare il “ni”, come le 4 stagioni.

      1. Non ho capito tanto… è vero che in Giappone le giornate sono corte in tutte le stagioni? Da quello che so la massima durata del giorno si ha in estate però non va oltre alle sette… è vero? Comunque è una mia curiosità anche se il Giappone guardando qui sul web è molto bello soprattutto la natura ma purtroppo non sono ancora uscito dall’Italia….

        1. Per un paese qualsiasi che sta nell’emisfero nord della Terra le giornate durano di meno in inverno e di più in estate (non intendo rispetto all’Italia, intendo all’interno di quel paese, nell’arco dell’anno).

          Un paese che si trova più a Nord di un altro in inverno ha giornate ancora più corte e in estate ha giornate più lunghe.
          Il Giappone si estende da Nord a Sud più o meno come l’Italia, anzi parte del Giappone è anche più a Sud dell’Italia, quindi in (una piccola) parte del Giappone (il Sud) le giornate di inverno saranno un po’ più lunghe che da noi e in estate saranno un po’ più brevi che da noi, nella gran parte del Giappone le giornate saranno proprio come da noi.

  3. ciao! scusa ma non ho capito una cosa, forse non ho letto bene l’articolo ma ti prego di rispondermi : ) nei minuti, quando si usa pun o fun alla fine dei numeri? non so se ci sia una regola vera e propria per questa cosa XDD ma se ce ti prego di scrivermela…

    1. Se “FUn” diventa o no “PUn” dipende in pratica da come finisce il suono del numero. Ma non ci sono delle vere regole sulla sonorizzazione, sempre valide.

      Per es. 3 minuti, 3分, si dice “sanpun” (fun –> PUn), ma 3 oggetti lunghi, 3本, si dice sanbon (hon –> BOn)
      4 minuti si dice “yonpun” (fun –> PUn), ma 4 oggetti lunghi si dice yonhon (hon resta HOn!)
      Nella serie dei minuti quando c’è sonorizzazione non avviene con il nigori ma con il maru. Se si usasse il nigori avresti BUN invece di FUN e questo porterebbe a confondersi perché se 3分 è letto sanBUN significa “tre parti”.

      Insomma, il caso di fun/pun è un caso speciale di quando un classificatore inizia con la lettera H.
      Ci sono delle regole generali valide per la sonorizzazione dei classificatori a seconda della lettera (suono) con cui iniziano. Utili anche per capire quando il numero prima perde il kana finale e si scrive con lo tsu piccolo (es. roku + fun dà roppun, no?)
      Ho indicato queste regole a pag. 184-186 del mio libro Capire i kanji (al momento comprabile solo su Amazon Spagna o Amazon Germania, a cui si può accedere con lo stesso account di Amazon Italia (non bisogna registrarsi di nuovo). Considerando le spese di spedizione di 5€ invece che di 3€ abbiamo abbassato il prezzo dei libri.
      https://www.amazon.es/gp/product/1799248879/

  4. Ciao! Sono ancora alle basi del Giapponese, quindi non so i kanji, sapresti dirmi se ho sbagliato qualcosa in questa frase per dire “Adesso in Italia sono le 8 e 38?” Grazie, se puoi.
    イタリアはいまごごのはちじさんじゅうはっぷんです

      1. Ciao Riccardo. Un chiarimento: perché un contrasto? Visto che stiamo parlando (wa) di una azione che ha luogo (de) in Italia, non bisognerebbe usare Itaria de wa indipendentemente dal fatto che si voglia esprimere o no un contrasto?

        1. … stiamo parlando (wa) di una azione…

          Non funziona molto con le azioni questo ragionamento… A meno che la costruzione sia verbo X + no + wa ( = il fare l’azione X…)
          L’argomento deve essere un nome o un verbo sostantivato.
          Sennò secondo il tuo ragionamento quando parlo di qualcosa che è successo dovrei usare wa… E non è così.
          Insomma devi comunque chiederti se parli dell’Italia o no, non se parli di un’azione avvenuta in Italia.
          Per esempio
          Midorichan wa itaria de kekkon shita.
          Midori si è sposata in Italia.
          Parlo di un’azione avvenuta in Italia, ma il tema è Midori. (Nota la posizione nella frase di “in Italia”).
          Kinou nihonjin no tomodachi ga itaria ni tsuita
          Ieri è arrivato in Italia un mio amico giapponese
          Il tema non c’è nemmeno. (Di nuovo, nota la posizione nella frase di “in Italia”: non è alla fine ma è comunque dopo il verbo).

          Detto ciò, ti faccio notare che…
          – nella frase in questione NON c’è un’azione (in “sono le 8” non c’è nessuno che agisce)
          Inoltre, piccolo bonus,
          – non essendoci un’azione che venga svolta, non valgono le differenze che ci spiegano in genere su de e ni, ma possiamo dire che proprio perché non c’è verbo possiamo usare de (non è correttissima, ma è una spiegazione coincisa e funziona).

          Ad ogni modo… Capisco che vuoi dire.
          A volte puoi trovare “itaria de wa” e si tratta semplicemente di un tema. Per esempio in una frase d’esempio su un libro.
          O potresti andare da qualcuno e di punto in bianco dirgli “In Italia sono le 8.” e avresti assolutamente ragione a fare questa frase mettendo l’Italia a tema con il de… E dire che non c’è un contrasto.
          Il problema è il motivo per cui lo faresti. Ora non voglio dare l’impressione di quello che sta a fare il pedante, semplicemente la cosa davvero importante per capire è appunto il motivo per cui scrivi la frase in quel modo, più che la frase di per sé.
          Dunque non “metti a tema itaria de wa perché parliamo di un’azione che si svolge in Italia”: non solo l’azione non è a tema, ma non c’è nemmeno un’azione. E se anche ci fosse, ciò non implica l’uso di “Itaria de” come tema. (Vd esempio sul matrimonio di Midori).

          Nella frase citata metteresti l’Italia a tema (itaria dewa) perché l’Italia è conoscenza condivisa tra te e l’ascoltatore che si suppone sappia cos’è l’Italia (cioè avete in comune la nozione di “Italia”)

          Questo fatto si riflette anche nell’ italiano… Che HA un suo modo di indicare il tema della frase, anche se nessuno lo insegna.
          Per esempio dici “in Italia sono le 8.” e non “sono le 8 in Italia.” …che suona perlomeno un po’ forzata in italiano.
          Allo stesso modo potresti dire a qualcuno “A Kyoto (Kyouto ni wa) ci sono molti templi” e non diresti “Ci sono molti templi a Kyoto.” che di nuovo (pensala in un contesto) suona forzata come frase.
          O potresti dire
          “In Italia i cittadini eleggono il Parlamento.”
          E non “I cittadini eleggono il Parlamento in Italia.” (Nota che “eleggono” è un’azione).
          In tutti e tre i casi la prima frase corrisponde ad avere il luogo a tema, mentre la seconda, quella forzata, è una frase in cui il luogo non è messo a tema e quindi si trova dopo il verbo all’interno della frase italiana.
          Questo sistema, inventato da me, e a dire il vero più lungo da spiegare, non è un “sistema” perfetto (perché l’italiano sa essere flessibile), ma in genere funziona bene.

          Ad ogni modo… Certamente l’autore del commento precedente avrebbe potuto dire al suo amico di penna “In Italia sono le 8”, così, di punto in bianco.
          In questo caso “in Italia” sarebbe stato il tema perché conoscenza condivisa tra i due. Ma sarebbe stato un po’ strano, buttarla lì così, no?

          Molto semplicemente io ho immaginato un contesto: per me aveva molto più senso che i due si dicessero a vicenda l’orario per rendersi conto dell’entità della differenza d’orario. Oppure il primo potrebbe aver detto spero di non averti svegliato (perché pensa “da me è notte, forse anche da lui?” o magari pensa “se qui sono le… Da lui dovrebbe essere sera…”) e l’italiano potrebbe aver risposto “No, in Italia sono le 8.” (non preoccuparti).
          Oppure il giapponese si arrabbia per la chiamata su Skype:
          “Perché chiami ora? (Qui) Sono le 4 di notte!”
          “In Italia sono le 8! (quindi non ci ho pensato, scusa!)”
          Cose così…
          Questi, anche se non sembrano, sono comunque dei contrasti, espliciti o impliciti (basta pensare a tutti quei “da me… Da lui…” e (qui) vs in Italia )

          Ecco perché ho parlato di contrasto: in una conversazione aveva più senso che lo fosse. Ma certo, in una frase avulsa da ogni contesto (una frase d’esempio, per esempio!) quell”Itaria de wa poteva apparire come un semplice tema, senza sfumatura di contrasto, perché conoscenza condivisa.

          Ah, a proposito di quest’ultima frase… Tieni anche presente che nome+wa non è o tema o contrasto.
          Il tema è il tema …e può avere una sfumatura di contrasto più o meno forte (e a volte, tutto sommato di rado, non averne affatto).

  5. Ciao! Innanzitutto grazie per l’articolo. Avrei una domanda: in giapponese si usa la “mezza” ora? Per esempio per dire l’una e mezza anziché l’una e trenta?
    Grazie!

Fatti sentire!

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