araboOmmioddio, come si legge?! Questi kanji sembrano arabo!!

Parto da una domanda di Diegosauro per spiegare in modo chiaro, completo (e definitivo, si spera!) una delle questione che più ossessionano gli studenti e che mi sento chiedere più spesso…

Comunque, la domanda era la seguente: la parola KYOU la trovo con un kanji di quattro tratti, 凶 , infelicità, sfortuna, cattiveria; come uno di dieci, 恐, come 恭 ecc. ecc. Ne ho trovati 32 diversi di kanji e tutti si pronunciano allo stesso modo. Cosa mi aiuta a capire quale usare, solo il senso della frase che sto scrivendo o anche dell’altro? Nel caso, c’è una regola da seguire?

La risposta breve a questa domanda è “No, non c’è una regola”, ma visto che oltre ad essere breve lascia anche poche speranze e ci aiuta quanto un condizionatore azionato a manovella, vediamo di dare anche la risposta lunga…

Quello che si pone Diego nella sua domanda è l’annoso problema che ho chiamato “dramma delle pronunce”. I kanji e le loro pronunce ci pongono davvero di fronte a dei grossi problemi! Tanto per cominciare…

  1. Spesso abbiamo diverse pronunce per uno stesso kanji… Ad esempio il kanji di “vita”, 生 ha due pronunce on’yomi, shou, sei …ma varie altre pronunce kun’yomi: u.mu, u.mareru, i.kiru, i.kasu, i.keru, ha.eru, ha.yasu, o.u, ki, nama (e altre se consideriamo le non-ufficiali, come na.ru e na.su… e perfino di più se consideriamo le nanori, le pronunce “riservate ai nomi”).
  2. A volte però abbiamo una stessa pronuncia condivisa da vari kanji… Diego ha trovato 32 kanji che si leggono “kyou”, ma ci sono anche quelli che si leggono “shou”… ben 67 kanji (e questo solo tra i duemila più comuni).

Che fare allora? Innanzitutto vediamo in cosa (memorizzazione a parte) queste pronunce ci creano problemi e quindi vediamo come affrontarle. Abbiamo problemi con i kanji e le loro pronunce quando (1) scriviamo, (2) ascoltiamo e (3) leggiamo. Vediamo con ordine questi tre casi.

(1) Quando proviamo a scrivere una parola…

Provando a scrivere, come scegliere tra un kanji e un altro…? Se abbiamo imparato la parola in hiragana, come spesso accade con i livelli base del JLPT, saremo in difficoltà. Non possiamo “scegliere un kanji” con cui scriverla, dobbiamo re-imparare la parola con i suoi kanji o rassegnarci a scriverla in hiragana.

Se invece abbiamo imparato la parola con i kanji corretti… potremmo comunque essere in difficoltà! Potremmo infatti ricordarci il suono della parola, ma non il kanji. Ricordo ad esempio di aver scritto 解決 kaiketsu, risolvere, con il secondo kanji di 完結 kanketsu, conclusione. O ancora di aver scritto 全然 zenzen, per niente, come 全々 zenzen (parola inesistente). Per fortuna sono quegli errori che aiutano lo studente a non sbagliare una seconda volta…

Cosa può salvarci da tutto ciò? In breve lo studio dei vocaboli. Non basta studiare i kanji… anzi, lo studio dei vocaboli è fondamentale se non quasi più importante.

Va detto però, per quanto a margine, che i kanji sono assolutamente necessari perché è solo quando studiamo i kanji che ci esercitiamo nella scrittura: sia nella scrittura del dato kanji (se per riscriverlo dobbiamo aspettare di incontrarlo in un altro vocabolo, lo dimenticheremo), sia, cosa ancor più importante, nella scrittura delle singole parti del kanji (un kanji non va quasi mai visto come un unico disegno, ma come un insieme di parti).

Aver studiato i kanji poi significa poter cercare la parola foneticamente, digitando l’hiragana in un dizionario invece di provare a riscrivere i kanji in un dizionario elettronico o cercarli uno alla volta in un dizionario cartaceo. Certo, i kanji hanno più pronunce, ma non sono molti quelli che hanno più di una o due pronunce on’yomi (la gran parte ha solo una on!).

Inoltre conoscere il significato di una parola ma non il significato dei singoli kanji è un po’ come conoscere le parole acquario e acquatico ma senza rendersi conto che vengono tutte e due da acqua …e cosa ancor più grave, senza riuscire, quindi, a immaginare il significato di una parola come acquedotto… pur conoscendo, appunto, sia “acqua” che, per esempio, parole come “condotto” o “oleodotto”.

(2) Quando ascoltiamo qualcuno parlare…

Altra situazione difficile è l’ascolto. È il contesto che ci salva. Certo, parlando chiunque userà spesso il suono “shou” e “kyou”, ma non dovremo chiederci a cosa corrisponde, perché avremo studiato le parole che quella persona sta usando (si spera).

Ad esempio se qualcuno mi dicesse solo “ketsu”, non saprei che cosa intende… forse “decisione”, forse “legame”, forse “sangue” o “tana”… o magari “culo”? (Scusate il francesismo). Sì, perché, avrete capito, tutti questi kanji sono riconducibili a kanji diversi, letti tutti “ketsu”. Tuttavia se il termine capita entro una parola… p.e. kanketsu o kaiketsu, saprei subito qual’è il significato della parola e la corretta scrittura in kanji… perché ho studiato quella parola! (Sempre che io abbia effettivamente studiato).

A volte, va detto, non solo i kanji, ma intere parole si pronunciano allo stesso modo… p.e. kami significa divinità, capelli, carta, parte superiore, condimento e perfino morso. Anche parole più complesse, con lettura on dei kanji hanno la stessa sorte… p.e. kikai significa sia macchinario che opportunità…

Ma fermiamoci un attimo. Riusciamo davvero a immaginare una conversazione in cui confondere il termine “macchinario” con “opportunità”? O “divinità” con “capelli”?

Il verbo “attaccare” in italiano significa “aggredire”, “andare all’attacco” (in guerra o in uno sport) e… “appiccicare”. Vi è mai capitato di pensare che una squadra abbia aggredito l’altra coltello alla mano? O di pensare che qualcuno abbia usato carri armati e bombardamenti a tappeto per “attaccare un quadro”?

(3) Quando proviamo a leggere una parola…

Se si tratta di una parola a noi nota, nessun problema, l’abbiamo studiata, la sappiamo scrivere, si suppone che sappiamo anche leggerla. Ma se la parola è nuova? Se è nuova, non sappiamo leggerla… non più di quanto uno straniero che vede la parola “regime” sa se deve pronunciare “régime” oppure “regìme”. Insomma, non diamo la colpa al giapponese “troppo difficile” se noi non abbiamo studiato una parola e vogliamo leggerla lo stesso.

Ringraziamo piuttosto! Sì, perché i kanji per i tanti grattacapi che ci danno, hanno anche tanti lati positivi! Per esempio non dobbiamo disperarci se non abbiamo studiato una parola ma abbiamo studiato i nostri kanji! Abbiamo addirittura varie opzioni davanti!

  1. Se ricordiamo il significato dei kanji che la compongono possiamo ipotizzare il significato di tutta la parola… p.e. 白髪 shiraga è composta da “bianchi” e “capelli”. Cosa pensate che vorrà dire?
  2. Se ricordiamo la pronuncia dei kanji possiamo cercare la parola sul dizionario senza problemi. P.e. non avete mai visto la parola 回収 ma ricordate che il primo è kai e il secondo è shuu… perfetto, corriamo al dizionario!
  3. Se non ricordiamo la pronuncia possiamo intuirla perché abbiamo studiato i kanji e sappiamo che kanji con parti in comune si leggono in genere allo stesso modo! Per esempio 召, 紹, 招, 詔, 昭 e 照 si leggono tutti “shou” perché contengono tutti 召.
    O ancora 皮 彼 披 被 疲 破 波 si leggono tutti “hi” perché contengono tutti 皮 …sì, tranne gli ultimi due che si leggono “ha” in effetti, ma, ehi, nessuno è perfetto, ok?

Dunque, tl;dr, se non volete problemi scrivendo, ascoltando, leggendo… studiate le parole e i kanji. Quando avrete problemi con le parole, i kanji vi salveranno… o viceversa potreste ricordare il senso di una parola che sentite pronunciata, senza ricordarne la giusta scrittura. Quindi per avere più frecce al vostro arco, dateci sotto con kanji e parole e… Buono studio! ^__^

9 thoughts on “FAQ – I kanji e il dramma delle pronunce

  1. Certo, aiuta ma non risolve, d’altronde se non studio abbastanza…
    Grazie Kaze, le cose sono un po’ più chiare ora. Devo riprendere il ripasso dei kanji, senza quello mi sa tanto che non vado da nessuna parte.

  2. Domanda sciocca… ma per ogni kanji é obbligatorio conoscere tutte le pronunce? Presumo, ma magari sono in errore, che per un livello base occorrano giusto le pronunce più frequenti (con annesso significato).

  3. Ahahahaah no non diamo la colpa al giapponese ,è solo una lingua diversissima dalla nostra con alfabeto bisillabico e simboli assurdi aggiunti quali i kanji ,insomma non sapevano come complicarsi la vita questin tu non fare tanto il presuntuoso

      • Ho censurato il tuo insulto. Sei libero di esprimere la tua opinione SE ti esprimi senza prevaricare, importi, insultare. Questo è il mio unico avvertimento: non mi faccio trascinare in polemiche, banno direttamente.

      • Non ho capito, vuoi dare la colpa al giapponese? Ti rendi conto di come suona quello che dici?

      • La frase si riferiva ad aver studiato o no una parola, rileggila.

      • Anche volendo rispondere a quel che dici tu… Il sistema attuale è il miglior compromesso. Quel che dici denota il fatto che non conosci l’evoluzione della lingua giapponese. Sono partiti dal cinese, che ha una struttura completamente diversa, quindi no, non si sono complicati la vita, si sono arrangiati come potevano e hanno migliorato il sistema DI MOLTISSIMO nei secoli (come chi sa chiunque abbia sofferto studiando lingua classica).

      • Per i tuoi dubbi sulle mie conoscenze, ho l’N1 (la foto dell’attestato è nella pagina di info) e insegno lingua giapponese ormai da anni.

  4. A proposito dei radicali che danno le letture ai kanji (es.五)…sto cercando da molto tempo un sito dove sono raggruppati ma non riesco a trovarne.Sapresti consigliarmene qualcuno?

    1. Un sito a non so consigliarti te lo ma un programma magari si. Tagaini jisho se è ancora disponibile permetteva di cercare dei kanji non solo per radicale ma anche per componente.
      Tu però giustamente Chiedi anche che la pronuncia sia la stessa in questo caso c’è un libro che potresti riuscire a trovare, si tratta di kanji abc di foerster e Tamura … Temo sia fuori stampa ma è l’unico libro che conosca che raggruppasse kangi in base alle componenti principali e di conseguenza metteva consecutivamente una serie di kanji con la stessa pronuncia

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