Per scusarsi in giapponese non serve arrivare a tanto, basta conoscere i 5 modi che vedremo nell’articolo di oggi. …Oppure no?

Scusarsi è sempre un problema (in qualsiasi lingua). A scusarsi ci vuole coraggio… ecc. Tutto vero, ma scusarsi in giapponese è su un altro livello. Le espressioni in sé sono facili, ma “il Giapponese è la lingua dei facili misteri”, come si suol dire, quindi espressioni a parte dovremo dare un’occhiata dietro la tenda, spiare un poco per vedere se capiamo qualcosa riguardo al relativo “mistero”.

Il concetto di scuse e il pentimento hanno un’importanza capitale nella società giapponese, questo è un punto che non potete sottovalutare: se uno non sa come scusarsi e quanto sia importante farlo (bene!), non sa nulla del Giappone. È vero che il seppuku dell’immagine sopra è acqua passata, ma la gravità e l’importanza delle scuse resta assolutamente immutata nella società giapponese, quindi leggete bene questo post: potrebbe essere l’articolo più importante che leggerete su questo sito… e vi riserverà anche delle sorprese, non importa a che livello siate con il giapponese.

Ma vediamo le espressioni per scusarci, sulle altre questioni torneremo verso fine articolo. Mi raccomando fate caso al fatto che il grado di cortesia di queste espressioni va aumentando dalla prima all’ultima.

1. わるい・悪い warui, Cattivo io (Colpa mia)

Immagino che in questo momento molti tra voi saranno stupiti…

Ma come? Io so che “warui” vuol dire “cattivo”!

Vero, ma warui ha tanti significati e sfumature diverse (vedere per credere). Tra questi ritroviamo la possibilità di usare warui per scusarsi nel linguaggio colloquiale, generalmente maschile. Per chi sa di che si tratta, serve la forma in -te per scusarsi di qualcosa di preciso. Ad esempio nel caso del verbo essere la forma in -te è “de”, quindi se dico hebo-pairotto de, warui ne significa “Scusa se sono un pilota scarso, eh!”

modi per scusarsi warui 01

Ancora più colloquiale e maschile è la “modifica” in warii (che vediamo spesso nei manga), la stessa che capita anche ad altre parole che finiscono in -ui, come atsui e samui, i.e. caldo e freddo, che diventano acchii e samii.

modi per scusarsi warui 02

Come altre espressioni che vedremo oggi può essere usato anche al passato: warukatta. Come distinguiamo quando usare uno e quando l’altro?

Il presente si usa se ci si vuole scusare per qualcosa che è appena successo. Il passato si usa per scusarsi di qualcosa successo in precedenza, magari il giorno prima, magari un’ora prima. Se si litiga in una coppia, 俺が悪かった ore ga warukatta, può essere utilizzato dagli uomini per ammettere di avere torto. Immagino alle ragazze non interessi la corrispondente frase al femminile, visto che comunque non la userebbero mai (*´艸`*)

Come quasi tutte le espressioni che vedremo oggi warui può servire anche per ringraziare. Quando qualcuno ci fa un favore (spesso) inatteso e ci fa sentire un po’ in colpa per averlo “costretto” a fare quel che ha fatto, possiamo usare warui (o altre espressioni che vedremo).

2. ごめんなさい gomen nasai, Mi dia il suo perdono

Gomen nasai e la sua versione colloquiale, gomen, appartengono alla sfera privata. Gomen nasai si ritrova soprattutto quando tra parlante e ascoltatore c’è una certa differenza d’età (es. bambino e genitore) e/o chi lo usa sente di aver fatto qualcosa di sbagliato (si sente in colpa).

In contesti diversi, non lavorativi ma nemmeno privati, per esempio parlando con un estraneo, sono soprattutto le donne di una certa età ad utilizzarlo.

Va detto poi, da un lato, che non ha una forma passata, dall’altro che può essere usato anche per ringraziare, come warui e altre espressioni. Mi è capitato proprio di raccogliere della frutta a una signora di una certa età che l’aveva fatta cadere inavvertitamente e di sentirmi dire “a, gomen nasai ne”, come a dire “ah, scusa, eh, se ti ho costretto a raccoglierla al posto mio…”. Anche nel caso di gomen nasai, come nel caso delle altre espressioni con un uso analogo, resta il fatto che il gesto gentile era inaspettato e che chi ha ricevuto il favore si sente un po’ in colpa.

I più giovani tendono a evitare di aggiungere “nasai”, dicendo solo “gomen” (a occhio direi che è più usato dalle ragazze o anche dai ragazzi nei confronti di una ragazza: tra i ragazzi è di gran lunga più popolare “warui”). Un modo ironico di scusarsi (datato a dire il vero, ma si sente ancora in anime e drama) è dato dall’inversione e ripetizione di gomen, ovvero invece di dire gomen gomen (scusa, scusa!) si dice “mengo mengo”. Lo so, non fa ridere, ma capita. Non è colpa mia. Credetemi.

scusarsi gomen nasai 01

GomenNYAsai-nyaa! (ScusaMI-AO!)

Ho parlato di tutti i possibili usi di gomen nasai nell’articolo: Miti – Gomen nasai solo per scusarsi?!

3. すみません sumimasen,
(Per quanto mi possa scusare) non basterebbe mai

Sumimasen è il principale modo di chiedere scusa. Anche lui serve a ringraziare. E lo si può usare per attirare l’attenzione o per iniziare una frase in cui volete chiedere un favore o un’indicazione, o quando volete fare un’ordinazione.

Insomma, sumimasen è così usato che è diventato una parola di cortesia abbastanza vuota: non si può non usare, ma anche se lo si usa, non vuol dire che lo si pensi e/o che l’altro lo consideri.

Anni fa, appena arrivato nel primo albergo del mio primo viaggio in Giappone, volevo in qualche modo giustificare il nostro ritardo (mio e di mio fratello), così mentre scambiavo due parole con il ragazzo che ci aveva accolto in albergo, gli dissi che viaggio lungo e stancante avessimo fatto… Ricorderò per sempre la risposta. Cosa pensate abbia detto? Esatto: “A, sumimasen, sumimasen…” …restai di stucco, devo riconoscerlo. Eh?! Che c’entri tu?! Io sono in torto, cercavo di giustificarmi, perché ti scusi tu?!

Il tutto diviene chiaro pensando alla psicologia giapponese (“Ti sei trovato male venendo nel mio paese, quindi è anche colpa mia/stai dando la colpa anche a me”), consola però sapere che non fossero scuse sentite, ma più un necessario intercalare. Sull’argomento torneremo poi, ora vediamo altri punti.

Sumimasen può essere utilizzato, come detto, per ringraziare. Inoltre, come warui, può essere usato anche al passato, se l’evento è sentito come passato (sumimasen deshita). Aggiunge anche cortesia e solennità alle scuse: sul luogo di lavoro le scuse per un errore saranno seguite sempre da deshita. Attenti che otsukaresama desu/deshita, va bene, ma sumimasen desu non si dice.

Come forma meno cortese, invece, sappiate che esistono sumanai e suman (due forme negative piane dello stesso verbo).

Come nei due casi precedenti e nell’ultimo può essere preceduto da un verbo alla forma in -te per chiarire di cosa ci si sta scusando:

昨日、遅刻して、どうもすみませんでした。
kinou, chikoku shite doumo sumimasen deshita.
Mi scusi davvero infinitamente per aver tardato ieri.

すみません sumimasen può essere modificato nel parlato in すいません suimasen, ma ovviamente perde molto in quanto a sincerità e capacità di convincere.

scusarsi doumo suimasen 01

Dell’uso di doumo e delle sue varie sfumature ho parlato in L’insostenibile leggerezza di doumo. Se invece voleste approfondire l’uso del passato in certe espressioni vi consiglio l’articolo Ringraziare in vari modi, perfino al passato, dove ho parlato di arigatou gozaimashita (al passato).

4. 失礼しました shitsurei shimashita,
Le ho fatto una scortesia

Questa espressione è la forma al passato di un’espressione già vista nell’articolo 5+ modi di salutare andando via, posta al passato però il suo uso cambia anche se il significato resta lo stesso in sostanza.

Va usato per dire “scusi se L’ho disturbata”, uscendo da una stanza, ma anche per fare vere e proprie scuse.  Poiché il senso è quello della traduzione vista sopra, però, va usato di conseguenza, nelle situazioni appropriate. Per esempio se un cameriere fa cadere dei piatti mentre li trasporta (e quindi fa rumore), si scuserà con i clienti per averli disturbati o spaventati dicendo “shitsurei shimashita” (o, ancora più umilmente, “shitsurei itashimashita”). Tuttavia se versa qualcosa addosso ad un cliente, non potrà assolutamente usare questa espressione, perché non si tratta di una semplice “scortesia”. Dovrà usare la prossima espressione che vediamo.

Forse è superfluo, ma shitsurei shimashita non può essere usato per ringraziare, come invece è possibile per altre espressioni.

Scusi Santità, errore mio. Questo è il coperchio dell'oyakodon.
“Scusi Santità, errore mio. Questo è il coperchio dell’oyakodon.

5+. 申し訳ありません moushiwake arimasen,
Non ci sono scuse (che possa offrirLe)

Attenzione alla pronuncia! Come capita a varie parole contenenti il kana wa, la pronuncia della W è solo accennata: si leggerà più o meno “moosciaake arimasen”.

Traducibile in vari modi, potete scegliere tra espressioni del genere (di solito saranno le più adatte al contesto in cui usiamo moushiwake arimasen): “Non ho scusanti”, “Non ci sono scuse (per quel che ho fatto)”, “Non so come scusarmi”, “Sono davvero imperdonabile” o, poco letterale ma ottima traduzione, “Sono mortificato”.

Dalle traduzioni avrete immaginato un contesto molto cortese. Se è così avete fatto bene. È una tipica espressione da luogo di lavoro, non la sentirete mai in famiglia, nemmeno nella sua forma piana moushiwake nai, che sarà usata da un superiore che decide di scusarsi ad esempio, difficilmente capiterà in un contesto informale.

Può essere usato al passato con “arimasen deshita”. Abbastanza di rado invece si trova usato per ringraziare… D’altronde basta pensare al significato letterale: “non ho giustificazioni da dire/dare”. Per questo è usatissimo nelle 謝罪会見 shazai kaiken, “le conferenze stampa di scuse”.

scusarsi moushiwake 02

A differenza delle prime tre espressioni viste può essere resa ancor più cortese, anzi, umile per la precisione, usando gozaimasen al posto di arimasen (anche in questo caso si può avere il passato: gozaimasen deshita).

Esistono anche altre espressioni, come お詫び owabi, scuse, seguito dal verbo fare (shimasu o itashimasu, più cortese) o ancora da 申し上げます moushiagemasu, dire, esprimere (quindi avremo qualcosa tipo “Vi esprimo le mie scuse”).

In contesti molto, molto cortesi vengono utilizzate anche espressioni come 恐れいります osore irimasu o anche 恐縮です kyoushuku desu. Si usano, specie la prima, per aprire una frase con delle scuse, in particolare se poi si richiede una qualche forma di collaborazione di chi ascolta.

In conclusione …ovvero
“In Giappone scusarsi e basta non è mai sufficiente!”

Ricordate quello che dicevo dell’importanza delle scuse? Certamente è ormai chiara dopo aver visto che esistono così tanti modi di scusarsi: non esisterebbero così tanti modi, ciascuno dei quali indicato per una situazione diversa dalle altre, se le scuse non fossero per i giapponesi qualcosa di davvero molto molto importante.

Ma attenzione! Le scuse da sole non bastano mai! Scusarsi e assumersi la responsabilità di qualcosa sono cose ben diverse.

È anche questione di sensibilità, ma varie espressioni suonano vuote a molti giapponesi se non sono associate a vari indizi di autentico pentimento e ad un opportuno modo di scusarsi.

“Le scuse perfette” devono essere chiare, esplicite, e devono essere dette come prima cosa. Quindi si deve riconoscere la colpa e la propria responsabilità. Infine va detto cosa si intende fare perché la situazione non si ripresenti in futuro. Un 今後、気をつけます kongo, ki wo tsukemasu, cioè “la prossima volta farò (più) attenzione”, potrebbe bastare… o no, a seconda del contesto in cui vi trovate e della gravità dell’errore. Insomma, in sostanza avete sempre tre passaggi: (1) scusa, (2) è tutta colpa mia, (3) non lo farò più …certo che se parlate al vostro capo, le scuse seguiranno questa scaletta ma saranno molto più lunghe ed elaborate!

Il tutto deve essere corredato da tono di voce, espressione del volto, impressione generale (es. linguaggio corporeo) e dall’opportuna scelta di parole (quanto a cortesia, ma non solo).

Se vi è andata bene, la persona con cui vi scusate si prenderà parte della colpa (tipo “anch’io avrei dovuto assicurarmi tu avessi capito le mie istruzioni”) o dirà che sono cose che possono succedere, ecc. Non lo dice seriamente, serve al posto di dire “ok, ti perdono” ed è un modo di sistemare l’atmosfera tra voi, non dategli ragione! ^__^;;

Infine… nella società giapponese ci si scusa anche se uno non si sente in torto, perché le scuse “alleggeriscono” l’atmosfera e tanto, come dicevo, non sono un’assunzione di responsabilità! Quindi, rovescio della medaglia, non serve sentire la parola “scusa” come qualcosa di “pesante” e difficile da dire (quel che succede da noi in Occidente di norma insomma), se vivete in Giappone, non tentennate, (tanto per sicurezza) scusatevi!

Tutto chiaro? No? Non ci avete capito niente? L’articolo era troppo lungo e vi siete slogati una mandibola a sbadigliare?!?

Moushiwake gozaimasen! Sono mortificato!
Moushiwake gozaimasen! (Sono mortificato!)

15 thoughts on “5 modi di scusarsi – In giapponese è anche più difficile

  1. Questo articolo é utilissimo; c’é stato ben poco da sbadigliare, anzi… forse sarà il mio polso a slogarsi e furia di trascrivere tutte le espressioni XD
    (La lingua giapponese é un mondo bellissimo, me ne convincono sempre di più :3)

    1. Ottimo! Mi fa davvero piacere! …a parte la storia del polso, trattalo bene poverino 😉 XD

      …e la lingua giapponese È un mondo bellissimo, hai assolutamente ragione. E ora che te ne sei reso conto, ti tocca esplorarlo tutto! 😉

  2. 3:35am, rientro a casa, accendo un attimo il pc e cosa ci trovo? Un bellissimo post per cui non ti devi di certo scusare ^__^ Ora posso andare a letto in pace e domani (cioè oggi…vabbè) me lo rileggo tranquillamente.
    Oyasumi

      1. A meno che non siano situazioni specifiche, come entrare/uscire da una stanza o richiamare l’attenzione involontariamente, per un semplice “mi scusi” userei quasi sempre sumimasen (anche se suona vuoto, etc etc). Però, visto che il post mi ci ha fatto pensare, in giapponese si può rispondere ad una scusa come in italiano? Cioè:
        1:Scusami se…
        2:Non fa niente/Non importa/Lascia stare/Non ce n’è bisogno…et similia.
        Grazie e…scusa il disturbo :-p

        1. Sì, sì, si può… Ci sono vari espressioni, ma una che vale sia dopo delle scuse, sia dopo un ringraziamento è “nandemo nai desu”, cioè, lett. “non è niente”.

  3. Articolo interessantissimo! Non si finisce mai d’imparare! Domanda: Supponiamo che una persona mi aiuti a portare il bagaglio: scusarsi con un「しつれいしました」è corretto? Se invece, in giro per una città, dopo aver chiesto un’informazione ad una persona, questa ‘parte’ e ti porta guida direttamente verso il posto che stavi cercando: Sarebbe corretto un 「わざわざご案内してくれてありがとう!」Grazie per avermi accompagnato/guidato fin qui / per averti fatto fare tutta la strada… Grazie in anticipo!

    1. Sul primo punto, no, si usa il sumimasen che ti permette di ringraziare.
      Shitsurei shimashita si usa per esempio uscendo dall’ufficio di un tizio, se hai confuso il nome di qualcuno, se hai fatto rumore o attirato involontariamente l’attenzione.
      Facendo abbastanza ascolto si recepisce bene in quali situazioni usarlo.

      Sul secondo punto è corretta la forma ma il livello di cortesia non è costante. Io direi
      (wazawa/koko made michi)* annai shite kurete arigatou gozaimasu
      * ho aggiunto questa parte perché mi sembrava volessi una bella espressione complessa ma non è necessaria, specie se ti mostra solo la strada o ti indica il posto.

  4. Purtroppo il giappone è un altro mondo rispettoall’italia
    ma ho avuto l’impressione che siano abbastanza tolleranti.
    Anche se a volte è meglio non dire nulla, piuttosto che cose che peggiorino
    peché quando si dice qualcosa è come averla incisa in una piastra d’acciaio xD

  5. Sono sull’autobus e per guadagnare l’uscita e scendere devo farmi strada tra gli altri passeggeri in quanto è ora di punta. Inutile dire che si devono scostare o devo attirare la loro attenzione per poter passare.
    すみません oppure ごめんなさい ?
    Nella mia totale ignoranza ho usato il secondo. Ma cosa si dovrebbe dire?

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